Parzialmente sovrapposto alla settimana europea della mobilità è in corso il VenTo Bici Tour 2016. Il tema di questa edizione è “Ricuciamo la bellezza” (qui il programma completo). E, finalmente, si può cominciare a preparare ago e filo, con i 91 milioni di euro in tre anni inseriti in legge di stabilità, destinati ai 4 principali progetti legati alla mobilità ciclistica su scala nazionale, fra i quali figura proprio la ciclovia del Po. Il 21/09 gli incontri hanno interessato la mia zona, ovvero la provincia di Cremona e il Basso Lodigiano: in mattinata a Casalmaggiore si è parlato della “Tangenziale dei bambini“, a pranzo a Cremona si è tenuta una conferenza su intermodalità e navigazione fluviale e, in serata, un incontro in Piazza del Popolo a Somaglia, con tema “Gli scrittori del Po”.
Io a Somaglia ci sono andata, ed è stata, freddo a parte, una serata piacevole ed interessante. E diversa da come me l’ero immaginata, perché non mi aspettavo questo tipo di testimonianze, portate da persone anche più giovani di me. Testimonianze legate al territorio, alla sua evoluzione… cose che ho potuto toccare (almeno in parte) con mano anche io.
Prima di tutto, vediamo chi sono i protagonisti, quanto meno quelli che hanno parlato dal palco:
- Alex Corlazzoli, di Offanengo (CR), maestro elementare e giornalista del “Fatto Quotidiano”, autore di “Gita in Pianura”, ha fatto da moderatore della serata.
- Alessandro Sanna, di Ostiglia (MN), pittore ed illustratore, ha realizzato un libro per immagini con protagonista il Po.
- Roberto Peia, originario di Lodi, è il fondatore di Upcycle café (Milano).
- Stefano Rotta, un giovane collaboratore della “Gazzetta di Parma” che ha vinto il premio “Enzo Biagi” per giovani cronisti, ha scritto “Gente di provincia”, nel quale ha raccontato storie raccolte fra Po e Appennino.
- Paolo Pileri, docente del Politecnico di Milano, coordinatore del progetto VenTo, si occupa di consumo di suolo; ha scritto alcuni libri anche di carattere divulgativo, fra i quali “Vento – la rivoluzione leggera a colpi di pedale e paesaggio“
- Alessandro Giacomel, fa parte del gruppo di ricerca che si dedica al progetto VenTo.
Gli ospiti hanno raccontato la loro storia e le loro storie per parole e immagini, tutte legate alla pianura e al fiume e, più o meno direttamente, alla bicicletta: un mezzo che, come un filo, può legare comunità anche distanti fisicamente ma non così “distanti”, accomunate come sono dal lento fluire dell’acqua. Il fiume è coprotagonista delle storie di vita di molte persone, luogo di sofferenza e sopravvivenza in passato, ora luogo di rinascita per chi vuole restare legato ad un territorio che sente parte di sé e che col suo lavoro vuol veder rinascere, recuperare dignità in un mondo sempre più globalizzato, in una Nazione che sembra voler regolare tutto in funzione dei grandi centri urbani. A legare queste storie le parole di Corlazzoli, che, con le parole del suo libro, ha parlato del mutare nel tempo del territorio e delle persone, la cementificazione, gli ipermercati, l’arrivo dei “forestieri” prima (e con forestieri si intendevano lodigiani, bergamaschi…) e immigrati poi, in una comunità piuttosto chiusa nella quale ci si chiamava non per nome ma per soprannome.
A fare gli onori di casa c’era, ovviamente, il sindaco di Somaglia, comune che, insieme a molti altri centri rivieraschi (e non solo) del lodigiano, ha aderito al progetto nel corso del VenTo Bici Tour del 2014. Il territorio di Somaglia è stato anche oggetto di analisi da parte di un gruppo di studenti del Politecnico di Milano, che ha elaborato una proposta di intervento per collegare l’abitato al percorso principale della ciclovia.
Il progetto: potenzialità e legame col territorio
Pileri e Giacomel hanno spiegato brevemente la filosofia che sta dietro al progetto e le possibili ripercussioni sul territorio. Due aspetti sono stati messi in evidenza: la prima è la funzione di connessione fra territori che un’opera di questo genere può contribuire a realizzare, interessando comunque una fascia di territorio che è più ampia di quella fisicamente servita dalla ciclovia. Questa connessione però non può aver luogo senza l’azione concreta delle amministrazioni locali, che devono fare rete per sfruttarne le potenzialità. Un esempio che ha portato Pileri è relativo ai siti UNESCO che sono presenti lungo l’asse del Po: sono circa una decina, e gli amministratori delle località interessate si sono incontrati la prima volta qualche giorno fa a Ferrara, nell’ambito del VenTo Bici Tour.
Giacomel ha invece detto di essere rimasto colpito principalmente dalla forza delle donne, e sono tante, che, in contesti ambientali ed economici difficili, hanno ripreso in mano la loro vita per imbarcarsi in imprese toste, recuperando un rapporto col territorio che veniva dato ormai per perduto.
Le storie del Po e della pianura
Roberto Peia
Cresciuto nella cascina della Fam. Cerri a Melegnanello, da giornalista si è trovato disoccupato e si è dovuto reinventare una vita, e lo ha fatto fondando un’azienda su due ruote, un corriere espresso che faceva consegne a Milano e dintorni in bicicletta. Occupazione, questa, che gli ha consentito di vedere gli aspetti belli e brutti della metropoli, gli angoli nascosti e i cortili, così come le situazione di degrado, che puntualmente annotava nel suo taccuino. Da questa storia è nato un libro, “Tutta mia la città“.
La sua passione per la bici lo ha portato ad aprire a Milano, in via Ampère, l’Upcycle Café, dove si può mangiare e bere, ascoltare storie di bici, assistere a presentazioni di libri e filmati. Da questa esperienza è nato “Dalla padella alla bici – 50 ricette per fughe golose“
L’ultimo libro scritto da Peia è…un noir su due ruote, la storia di un corriere che si trova a fare un trasporto “scottante” per un’associazione criminale. Si intitola “A rincorrere il vento – storie di pedali, pistole e puttane”.
Stefano Rotta
Con due amici fotografi ha vagato per cinque anni fra Po e Appennino alla caccia di storie. Persone, vite… con particolare riguardo a chi negli anni ’40 aveva la loro età (25 anni o poco più). Ne è nato un libro, “Gente di provincia” (qui la pagina facebook dedicata), in cui queste storie vengono raccontate, e molte di esse sono legate al Po. Persone che vivevano il fiume e di fiume: contadini, pescatori… una vita dura, che ha lasciato il segno sui loro corpi ma che queste persone, potendo tornare indietro, rivivrebbero esattamente nello stesso modo. Oggi c’è ancora la “gente del fiume”, ma il rapporto simbiotico col Po è scomparso, probabilmente anche a causa della cementificazione. Ora però, forse a causa della crisi, i giovani stanno tornando al territorio, e sono più vicini ai loro “vecchi” rispetto ai giovani di qualche anno fa.
Alessandro Sanna
Come molti della mia generazione e di quella che ci ha preceduto si è allontanato dalla sua terra, trasferendosi in una città più grande. Alla sua terra però è tornato per costruirvi la sua famiglia. Fra le altre sue attività ha dipinto una serie di acquerelli che avevano come protagonisti paesaggi e genti del Po, i cambiamenti delle stagioni lungo il corso del fiume. Queste tavole sono state viste da un’editrice americana, che le ha raccolte in un libro. Successivamente il libro è uscito anche in Italia col titolo “Fiume lento” ed ha trovato diffusione anche in altri paesi europei e non solo ad (esempio in Cina), le tavole originali sono state esposte a Praga mentre, paradossalmente, la sua Mantova non ha ancora dato al suo lavoro piena visibilità.
In chiusura di serata ha mostrato un filmato con le sue opere, e devo dire che sa smuovere emozioni anche con pochi tratti di pennello. Forse perché dimostra che, per entrare nel cuore delle persone, non è sempre necessario puntare lontano. A volte basta guardarsi intorno, nel proprio mondo, e saper vedere, cogliere sensazioni ed emozioni per poi riportarle su carta.
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