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Autumn in CR (con imprevisto)

La ciclabile “Strada Regina” fra Annicco e Grontorto

Domenica 23/09/2018.

Mi preparo per uscire e prendo la mtb.

Rifletto un attimo, e torno in casa.

Metto l’Autan (!!!)

Riprendo la mtb, e parto.

Pedalo immersa nei miei pensieri quando qualcosa di naturale, ma allo stesso tempo fuori luogo, mi distoglie da essi. Ci metto un attimo, e poi capisco cosa è che non mi sfagiola: le cicale a fine settembre?!?!?

No, non sto scherzando.

E’ un pomeriggio di inizio autunno, e te ne accorgi anche per la luce, che è diversa… più radente, e più calda. Il verde degli alberi è meno verde, e qualche foglia secca comincia ad accumularsi ai cigli delle strade. E passando accanto ad alcuni alberi senti ancora le cicale?!?!?

E’ un po’ surreale. Alle zanzare ormai non ci si fa più caso, sono bastati 2-3 giorni di caldo e sono rispuntate incazzatissime, ma effettivamente questa “stagione di mezzo” è un po’ anomala.

E’ doveroso approfittare di questi scampoli di estate fuori stagione per fare una pedalata in campagna, scegliendo accuratamente il giorno e l’ora perché nel frattempo è iniziata la stagione della caccia, ed è poco salutare aggirarsi sulle strade poderali il sabato, o la domenica mattina, soprattutto se non si ha la maglia giallo fluo. E così, per vedere anche che “aria tira”, scelgo un percorso prevalentemente su percorsi segnalati. Vado ad Annicco per intercettare la Strada Regina per Soresina, e da qui alle Tombe Morte, per poi imboccare la ciclabile del Naviglio Civico. Destinazione…boh? Forse Casalbuttano, se riesco anche più in là, dipende dall’ora… Insomma, ho in mente una variante più “asfaltata” dell‘Anello del Morbasco.

Ecco, l’obiettivo verrà poi ridimensionato, ma non per colpa mia.

Genivolta, Tombe Morte

Genivolta, Tombe Morte – Naviglio Civico

Mi ritrovo così a pedalare su strade familiari ma che, ogni volta che le percorro, mi fanno cogliere nuovi particolari, o, semplicemente , cambiando ora e periodo dell’anno, cambiano colori ed ombre, e l’apparentemente monotona pianura padana si rivela sempre diversa agli occhi di chi osserva, anche solo di sfuggita passando in bici. Ecco, forse ogni tanto dovrei invertire il senso di percorrenza di alcuni giri, perché mi rendo conto che alcuni scorci li vedo solo come “frame” quando mi volto. E non posso sempre inchiodare e girare la bici per tornare indietro a fare la foto…

Incontro molte persone: gruppi di amiche, famiglie, coppie di “diversamente giovani”, a piedi, di corsa, in bicicletta, e nelle tenute più disparate. Soprattutto da Soresina in poi incontro molte persone, lungo il percorso ciclopedonale che porta al santuario di Ariadello e nella zona delle Tombe morte, che è un crocevia di percorsi ciclabili molto frequentati.

Svolto a destra, e lungo il Naviglio Civico scopro che ci sono alcune aree i sosta a cui non ho mai badato in modo particolare: panche e tavoloni in pietra all’ombra di salici piangenti, con portabici semisommersi dalle foglie secche. Il tutto vista canale, pioppeti e. non molto lontano, una vecchia centrale elettrica, recentemente stata ristrutturata. Il gioco di luci ed ombre è molto bello, da foto. Ed infatti poco lontano c’è un fotografo amatoriale, armato di cavalletto, che cerca di immortalare i caldi colori di metà pomeriggio, che danno l’impressione del tramonto incipiente, anche se in realtà mancano quasi tre ore.

Peccato però per le schifezze che, qua e là, compaiono abbandonate in mezzo all’erba o galleggiano sull’acqua.

Sosta lungo il Naviglio Civico

Pioppeti lungo il Naviglio

Arrivata sulla strada fra Casalmorano e Azzanello, il percorso segnalato si scosta dal Naviglio, deviando verso Nord per poi imboccare un tratto di strada molto stretta costeggiata da due rogge, frequentata solo da pedoni, ciclisti e dai residenti nelle cascine lungo la strada.

E qui succede il patatrac. In direzione opposta vedo arrivare un’auto e una bici, guidata da un anziano. Il tipo in bici va avanti a pedalare, con dietro la macchina, che non ha lo spazio per sorpassare. L’anziano accosta, sempre pedalando, e la macchina lo sorpassa. Mentre l’auto prosegue nella mia direzione, dietro vedo il tizio che si ribalta nel fosso.

Attimo di panico, quelli dell’auto non se ne sono accorti! Poi però si fermano, e scendono, nel frattempo arrivo anche io, oltre ad altri due anziani in bicicletta. Il malcapitato è in piedi nel fosso, col volto coperto di sangue. La signora che guidava si leva i sandali, e scende lungo la riva per aiutarlo a risalire, mentre un altro signore, con non poca fatica, riesce a riportare sulla strada la e-bike caduta nel fosso. Il vecchietto, che ha 87 anni e tutti i giorni va a zonzo con la sua bici a pedalata assistita, è finito nel fosso perché ha appoggiato il piede per terra ma la sponda gli è ceduta sotto il piede: qui infatti, appena fuori dal nastro asfaltato, il terreno “sano” occupa una fascia strettissima, poi è un groviglio di sterpaglie e sabbia, e non tiene assolutamente nulla. La disavventura è costata al signore un taglio in testa, causato dalla bici che gli è caduta addosso, un graffio sulla mano e un paio di ciabatte trascinate dalla corrente.

Tra soccorso e attesa della figlia, a cui, con non poca fatica, viene spiegato come raggiungere il posto, parte più di mezz’ora. Risalgo in sella per proseguire il percorso verso Mirabello Ciria, ben sapendo che avrei dovuto accorciare il giro. Evito di riprendere la ciclabile verso Casalbuttano, e punto verso Acqualunga Badona. Mi ritrovo però sulla statale che arriva da Bergamo, e qui devo capire come deviare su sterrato, in una zona che non conosco, fra cascinali e la ferrovia. Imbocco una vicinale che passa accanto ad una grossa azienda agricola e attraverso la ferrovia. Arrivo su una strada secondaria, e cerco di orientarmi guardo il gps e poi l’orizzonte. Vedo un paesino ma non capisco quale è, poi finalmente trovo lo zoom giusto. Caspita, è vero, quello è il campanile di Paderno Ponchielli!!! OK, posso (virtualmente) considerarmi a casa. Raggiungo il paese e proseguo in direzione Luignano, da qui prendo una vicinale che mi porta a Farfengo. E da lì, l’unica difficoltà che mi separa da casa è il cavalcavia sulla statale.

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Natura morta in ambiente agricolo

(Plastica e altri materiali su acqua ad uso irriguo)

Il Naviglio Civico fra le Tombe Morte e Mirabello Ciria

E niente.

Non ce la possiamo fare.

Continuiamo a fregarcene, a lasciare schifezze in giro, quel tipo di schifezze che non si degradano col tempo, non rientrano nel ciclo alimentare, o perlomeno non da noi.

Lo fanno quando, trascinate dalla corrente di fossi, rogge, fiumi, raggiungono il mare. E lì, oltre ad insozzare le spiagge, finiscono nello stomaco di pesci ed altri animali, causandone la morte, o finendo nel nostro piatto, quando i pesci vengono pescati e finiscono sul bancone del mercato.

E magari, quanto siamo in giro, ci incazziamo pure se troviamo sporco, senza pensare che anche ciò che lasciamo in giro noi, o che buttiamo in un sacco che poi non viene smaltito correttamente, finisce prima o poi in qualche fosso, su qualche spiaggia.

Mettiamola al bando, sta cazzo di plastica. Piantiamola con l’uso e abuso di oggetti usa e getta, e se li utilizziamo, curiamoci che si tratti di prodotti ecocompatibili, e interpretiamo correttamente il “getta”, nella differenziata e non nel prato.

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Preparazione atletica

Spunti per una seduta di allenamento a 0 m.s.l.m.

E non so se è più duro pedalare in salita, in montagna, o sulla sabbia di Senigallia…

Senigallia (AN). Passeggiando in riva al mare… le foto sui baracchini degli stabilimenti balneari

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Se il mezzo pubblico scarseggia…

La bici si noleggia!

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(In)civili

Un viottolo inesplorato lungo un giro super collaudato.

Diamo un’occhiata

E giù dall’argine di Adda, verso il fiume. Si, so più o meno dove si sbuca… Ma non ci sono mai andata, quindi…

E, soprattutto, lo faccio ora che la strada è in buone condizioni, prima che si sminchi causa irrigazioni massicce e letame gettato ad minchiam. Ma chissà se in fondo ci sono problemi, dato che qualche settimana fa il fiume era salito di livello…

Supero il primo filare di alberi, arrivato al secondo “parcheggio” la MTB. Scendo la massicciata a protezione dell’ansa del fiume. Ben nascosti fra robinie, ortiche e sabbia, i massi affiorano, qua e là.

Ecco, un po’ di acqua c’è ancora sopra al livello normale del fiume, e i gorghi creati dalla corrente fanno un po’ impressione, soprattutto perché fanno rumore, dove smuovono gi arbusti che spuntano dall’acqua bassa.

Crotta d’Adda

L’abitato di Crotta si affaccia dalla ripida scarpata, sulla quale si vedono i nastri bianchi che delimitano il percorso della gara di XC organizzata per il 1°maggio. Attraccata, si vede una barchetta che ricorda quella dei cartoni animati…quella guidata dalla nonnina canterina, con Tweety che cinguettava nella gabbietta e Silvestro che le tentava tutte per raggiungere l’ambita preda.

Sullo spiaggione in ombra, all’interno dell’ansa, alcuni pescatori intenti a manovrare le canne.

Adda, verso la foce nel Po

Tutto bello, vero?

No, per niente.

Abbasso lo sguardo.

Una bombola del gas, di quelle grosse. Dubito possa essere stata trascinata lì dalla corrente, soprattutto perché accanto c’è un sacco della spazzatura pieno di piatti di plastica, e un congruo numero di lattine di Bavaria vuote. Capisco che il materiale trascinato dalla corrente tenda ad accumularsi nei punti dove la riva è bassa, ma che “casualmente” i resti di un pic nic finiscano tutti nello stesso punto, sacco pieno aperti compreso, mi sembra poco verosimile.

Sorpresa #1

Sorpresa #2

E schifezze simili se ne trovano ovunque, sacchi pieni abbandonati nei fossi lungo la provinciale, bottiglie di plastica che si accumulano nei navigli in corrispondenza di grate e sifoni, residui di ogni tipo nei campi coltivati, per non parlare delle TV abbandonate nei fossi a 20m dall’ingresso della piazzola ecologica (si, visto pure quello).

Ma cosa vi costa riportarvi a casa quello che vi siete portati appresso? Meno di quello che vi è costato portarlo lì, visto che ora è vuoto. Servono obblighi, divieti, multe, vigli sguinzagliati in orari poco urbani armati di blocchetto contravvenzioni (cosa improponibile per i piccoli comuni)? Non dovrebbe bastare un po’ di testa?

A questo punto spero che si moltiplichino iniziative come quello del sindaco delle Isole Tremiti, che, dopo aver visto le analisi relativi alle microplastiche presenti nel mare dell’arcipelago, ha vietato l’impiego di stoviglie usa e getta. Ma dovremmo andare oltre, affrontare la realtà e abbandonare l’usa e getta, la plastica, i contenitori non biodegradabili i non riutilizzabili.

Ma senza usare la testa non si va da nessuna parte. Senza l’educazione e il rispetto dei beni comuni siamo condannati.

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Linee e cerchioni

Ma cosa ci fa una e-bikemi a Lambrate, dove le rastrelliere non esistono?

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Lo zen e l’arte di accatastare la legna

Accatastare la legna per farla asciugare in vista dell’inverno può diventare una forma d’arte.

No, non sto scherzando: con un po’ di tecnica e parecchia fantasia ogni anno si può rinnovare la facciata di casa. In questi anni ho visto cose degna di nota, qui in Val di Fassa: ecco qualche esempio.

Mazzin, 2012

Mazzin, 2017

Baita Lino Brach – Val Duron, 2012

Pozza, 2017

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Ti raserò l’aiuola

…waiting for #HERO

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Mappe

rumiz

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Gli ambulanti di Hanoi

Le neravigliose e coloratissime bici degli ambulanti vietnamiti

Dominella Trunfio – greenme.it, 02/11/2016

La fotografa Loes Heerink è riuscita a catturare un pezzettino di vita quotidiana vietnamita in uno scatto, mostrando la bellezza e la simmetria delle bicicletteutilizzate dai venditori ambulanti per trasportare frutta, verdura e fiori ai mercati rionali.

Passo ore e ore su un paio di ponti di Hanoi a guardarli passare. Con le loro biciclette, inconsapevolmente, creano una sorta di street art che dall’alto si fonde con il paesaggio.

Sono donne e uomini che si alzano ogni mattina alle 4 e portano con sé il maggior numero possibile di frutta e verdura, con la speranza di vederle ai passanti.

Ho parlato con alcune di queste donne, spesso donne migranti che arrivano in città cercando di guadagnare un po’ di denaro extra. Devono lavorare molto duramente, guadagnano poco le condizioni di denaro e di lavoro non sono molto buone.

Un Km zero davvero stravagante, ma che esiste anche in Italia. In molti paesini soprattutto del Sud Italia, ci sono ancora i contadini che vanno casa per casa a vendere i loro prodotti.

Di certo in Vietnam l’effetto è davvero straordinario e scenografico, guardate queste immagini!

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