cultura

Festival Alta Felicità 2017

Dopo il successo della prima edizione, il Movimento No Tav organizza anche per il 2017 il Festival Alta Felicità, dal 27 a 30 luglio.
Le parole d’ordine sono le medesime: alta felicità a bassa velocità.

A Venaus, una porzione della valle sarà interamente chiusa al traffico. Lasceremo le nostre auto e per qualche giorno fermeremo insieme il tempo e il consumo, per scoprire i segreti della natura e della vita tra le montagne. Percorsi a piedi, zone di campeggio, palchi e arene naturali in cui vivere momenti di scambio, pace e tranquillità.
Ogni attività proposta sarà gratuita e completamente accessibile. Per il pernottamento saranno messe a disposizione aree campeggio attrezzate e anch’esse gratuite.

Un appuntamento per mandare un forte segnale al governo italiano, tutti insieme, sul come vanno investiti i denari pubblici: non in un’opera inutile e dannosa come il Tav, ma a favore della cura e della messa in sicurezza del territorio. Per mettere a riparo tutti i cittadini del nostro paese da tragedie, come quelle causate dal terremoto e dalle alluvioni, a volte facilmente prevedibili con una politica seria di prevenzione.

Quattro giorni di musica, performances e dibattiti che si susseguiranno nelle diverse aree naturali raggiungibili a piedi attraverso sentieri, opportunamente indicati, tra i boschi, i fiumi e le montagne della Valle di Susa e delle Alpi Cozie.

Per info

www.altafelicità.org

Evento facebook

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Soncino, fra Ladyhawke e le stamperie

Soncino - La Rocca

Soncino – La Rocca

Mio figlio, che ha 7 anni, è piuttosto curioso e desideroso di imparare; ha però un difetto: riuscire a schiodarlo è un problema. Diciamo che ha una certa “inerzia”… Bisogna trovare sempre l’argomento giusto per stuzzicarlo e convincerlo ad uscire dalla sua “routine”. E non sempre è facile, a volte bisogna litigarci…

L’autunno scorso, una domenica pomeriggio, sono riuscita a portarlo a fare un giro a Soncino, con la scusa che c’erano le bancarelle dei “cioccolatai”. A parte che abbiamo speso un botto in praline, mattonelle di fondente con frutti di bosco e smarties, cremini alla menta… gli ho proposto di partecipare ad un laboratorio per bambini.

“NO”.

Con poca convinzione gli ho proposto di andare a vedere la Rocca: la volta che siamo entrati nella torre di Castell’Arquato si è spaventato alla vista di un’armatura, siamo dovuti scappare fuori e da allora non ne aveva più voluto sapere di castelli. Con mia somma sorpresa ha risposto in modo piuttosto entusiasta. Abbiamo così iniziato una mini-visita di questo paesotto che, oltre alla Rocca, nel suo centro storico vede concentrati piccoli musei e occasioni per capire come era la vita qui nei secoli passati. Il biglietto di accesso alla Rocca permette di visitare anche altri siti.

Visto che da qui passano numerosi percorsi ciclabili (ad esempio la Ciclabile delle Città Murate), vi racconto sinteticamente quello che è possibile vedere a Soncino (solo quello che abbiamo visto noi nella nostra breve visita, perché abbiamo saltato, ad esempio, le Chiese). Ma prima…qualche nota storica e qualche curiosità per cinefili.

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Planimetria del borgo fornita dal’Ufficio Turistico

soncino-plan-apt-legSoncino

Il comune di Soncino (circa 7600 abitanti) è in Provincia di Cremona ma confina direttamente con le province di Brescia e Bergamo. Essendo sorta in corrispondenza di un guado sull’Oglio ha sempre avuto un’importanza strategica, in quanto da qui passavano le antiche strade di collegamento fra Lodi Vecchio e Brescia e fra Cremona e Bergamo. Ciò ha ovviamente condizionato la storia di questo borgo. Se siete interessati a sapere maggiori dettagli potete visitare la pagina dedicata sul sito della ProLoco, qui vi dico solamente che questi territori sono più volte passati di mano: Cremona, Ducato di Milano, Serenissima, Francesi, Impero, Spagnoli, Austriaci… fino al passaggio al Regno d’Italia nel 1859.

La dominazione degli Sforza ha regalato al borgo la Rocca, sorta sui strutture preesistenti e tuttora parzialmente visibili.

Un set perfetto

Presso la Rocca Sforzesca sono stati girate le scene di alcuni film, come Ladyhawke e Il mestiere delle Armi. Le foto sono riprese dal sito dell’associazione Castrum Soncini.

Il mestiere delle armi – E. Olmi

Ladyhawke – R. Donner

La Rocca Sforzesca

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Ingresso Ovest

E’ la meglio conservata in Lombardia, costruita a partire dal 1473 (in soli tre anni) per ordine del Duca Galeazzo Maria Sforza, su una struttura preesistente (visibile in uno dei locali interrati), con merlatura ghibellina. Munita di tre torri quadrangolari e una circolare con torretta di avvistamento, ha il rivellino (fungeva da dogana) sull’ingresso nord, nel cortile centrale c’è un pozzo. I locali sono piuttosto spogli, una delle torri presenta resti di dipinti probabilmente legati alla presenza di un luogo di culto, in un’altra torre sono visibili i locali della cucina e in una stanza è allestita una camera da letto. Nei locali interrati vi erano le prigioni, le cantine, le stalle per i cavalli. I locali nel cortile, lungo il lato sud, ospitano il museo archeologico.

 

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Il cortile visto dalla torre circolare

Camera – cassapanca

Camera – letto a baldacchino

Museo Civico Archeologico Acquaria

All’interno del cortile della Rocca, ospita vari reperti rinvenuti nelle campagne circostanti e risalenti a varie epoche: monili, armi, vasellame, oltre a manufatti di epoca romana. Piccino, ma c’è un po’ di tutto.

Museo della seta

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Camminamento

Nella campagna cremonese e delle province limitrofe è stato a lungo diffuso l’allevamento del baco da seta: i contadini allestivano i graticci per l’allevamento delle bestioline nelle stanze (piccole) delle loro (piccole) abitazioni, sguinzagliando i figli (di solito numerosi) alla raccolta delle foglie di gelso. Questo era il cibo per eccellenza dei bruchetti, e ai tempi i gelsi erano diffusissimi lungo i fossi (ora se ne trovano pochini). Questo allevamento indoor era l’unica attività che i contadini potevano portare avanti in proprio, e il guadagno era loro. La richiesta era notevole, nei centri più grandi si trovavano filande in cui venivano lavorati i bozzoli per ricavare il prezioso filato.

Soncino era uno dei centri in cui si faceva questa lavorazione. Accanto alla Rocca c’era infatti la filanda, che è stata di recente ristrutturata e attualmente adibita a spazio eventi e mostre. Al suo interno c’è anche il museo della seta… ovvero tutto quello che avreste voluto sapere sul baco da seta concentrato in una stanza. Varietà di insetti e sdadi di maturazione, fasi di lavorazione e attrezzature. E alcuni documenti d’epoca.

Ex filanda Meroni – foto da www.soncino.org

Casa degli stampatori

Macchina per litografia – da www.museostampasoncino.it

La famiglia di Israel Nathan arrivò da Spira (Germania) nel 1441 e, almeno all’inizio, si dedicò all’Usura. Successivamente all’apertura del Monte di Pietà i Soncino (questo il cognome che assunsero) decisero di cambiare attività e di diventare stampatori: nel 1483, 28 anni dopo l’invenzione della stampa a caratteri mobili da parte di Gutenberg, a Soncino venne stampato il primo libro con questa tecnica.

I Soncino si spostarono poi in altre località della penisola, continuando a dedicarsi alla stampa, inizialmente solo in lingua ebraica, per poi passare a stampare anche libri in latino e in volgare.

Nell’edificio in laterizio in cui la famiglia Soncino esercitava la sua attività ora c’è un piccolo museo, con attrezzatura per la stampa di varie epoche (dal ‘400 al ‘900), ricostruzioni di torchi lignei e presse per litografia, e un’esposizione delle opere prodotte dalla stamperia.

Alla scoperta di questo mondo vi accompagna un omino un po’ particolare: era già un personaggio vent’anni fa, quando per la prima volta ho visitato la stamperia, ora è anziano ma è ancora lì a introdurre il visitatore nel mondo dei caratteri mobili e delle lastre per la stampa. Di solito, ai più piccoli viene data la possibilità di fare una prova di stampa con un torchio manuale: si tratta della prima pagina della Bibbia in ebraico.

Altre informazioni sulla storia della famiglia Soncino e sulla su attività si possono trovare anche qui.

Pagina iniziale della Bibbia stampata il 22 aprile 1488 – copia stampata nel corso della visita con torchio “Mediceo”

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Targa su un edificio vicino all’ex Monte di Pietà

biglietto-soncinoLink utili

Amici della Rocca

Associazione Castrum Soncini

Comune di Soncino

Museo della stampa

Pro loco Soncino

Soncino Turismo

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Il database del pellegrino misterioso

Tutti i cammini d’Europa online! L’incredibile database del pellegrino misterioso

Il Pilgrim Routes Database raccoglie (quasi) tutte le vie di pellegrinaggio del Vecchio Continente. Ed è stato realizzato da Peter Robins, di cui non si riesce a scoprire nulla…

di Andrea Mattei – running.gazzetta.it, 01/03/2017

Ci sono, ovviamente, la Via Francigena e il Cammino di Santiago, la Via degli Dei e il Cammino di San Benedetto. Ma anche percorsi meno noti, come il Cammino della Luce, che unisce Aquileia a Roma, e la Ruta de la Lana, che taglia la Spagna da nord a sud. Poi si possono scoprire tracciati non solo inattesi ma anche dai nomi impronunciabili: la Svatojakubská cesta na jižní Moravě in Repubblica Ceca e la Südostbayerischer Jakobsweg in Germania, per fare giusto due esempi.

In poche parole: tutti i cammini d’Europa che possiate immaginare, e anche quelli che non vi verrebbero mai in mente, li trovate in un unico luogo virtuale creato da un misterioso introvabile personaggio. È il Pilgrim Routes Database, una fantastica raccolta di link a tutti (o quasi tutti) i percorsi del Vecchio Continente messi insieme da tal Peter Robins, personaggio schivo e diffidente, che ha compiuto ovviamente questo grande lavoro sul web, ma che dal web si tiene scrupolosamente alla larga, lasciando pochissime tracce di sé. Di lui si sa che è un pellegrino e studioso inglese che vive nella parte di Chester City chiamata Boughton, più precisamente a Spital Boughton: ha fatto questo incredibile lavoro di ricerca ma non si sa su quante di queste vie abbia camminato. Chi, anni fa, riuscì a rintracciare un suo indirizzo mail e gli scrisse ricevette una risposta categorica: mi spiace, ho troppo lavoro da fare per potermi occupare di quello che mi chiede. Fine.

Forse non proprio un bel carattere. Ma di certo ci lascia un database da cui attingere a piacimento, per sbizzarrirci a scegliere o sognare il nostro prossimo cammino in giro per l’Europa. E per questo lo dobbiamo ringraziare.

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Il grande fiume lento

Di Alessandro Sanna ne avevo già parlato QUI.

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Palermo Capitale

Il riconoscimento assegnato al capoluogo della Sicilia. Ecco le motivazioni

Palermo è Capitale italiana della cultura 2018

touringclub.it, 31/01/2017

Palermo è la Capitale italiana della cultura 2018. Lo ha comunicato oggi il presidente della giuria Stefano Baia Curioni al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini.

LE MOTIVAZIONI PER PALERMO 2018

Le città in corsa per il titolo di Capitale italiana della cultura, oltre a Palermo, erano nove: Alghero, Aquileia, Comacchio, Ercolano, Montebelluna, Recanati, Settimo Torinese, Trento, Unione dei Comuni Elimo Ericini.

Palermo è stata premiata per la qualità informativa del dossier presentato al Ministero, per la significatività del progetto e per la sostenibilità del progetto stesso. Come ha detto Baia Curioni durante la presentazione, il riconoscimento di Capitale italiana della cultura è un riconoscimento alla capacità di progetto, non alla città più bella o ricca di storia.

IL DOSSIER DI PALERMO 2018

Su che cosa ha puntato Palermo per diventare Capitale italiana della cultura 2018? In primis sulla sua posizione strategica e sulla lunga storia, che ne fa da secoli una delle capitali del Mediterraneo: Palermo è da sempre una città mosaico, espressione delle diverse culture europee che dialogano con il mondo arabo, “luogo di interfacce culturali”, come recita il dossier di candidatura che si può scaricare in fondo alla pagina.

C’è un fiore all’occhiello, che è stato il punto di partenza della candidatura: Palermo ospiterà nel 2018 MANIFESTA12, una fra le principale biennali di arte contemporanea su scala mondiale. “Nel 2018” ha dichiarato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando “la nostra città sarà di fatto una capitale dell’arte contemporanea e la possibilità di abbinare le attività con quelle di Capitale italiana della Cultura rappresenta una grande opportunità non solo per Palermo ma per tutto il nostro Paese. La Capitale italiana potrà diventare un palcoscenico facendo di quello che sarebbe un evento nazionale, un grande evento internazionale. La visibilità internazionale data da Manifesta sarà uno straordinario strumento per venire incontro alla volontà del Governo di diffondere il valore della cultura come volano per la coesione sociale, l’integrazione e lo sviluppo”.

Si tratta, secondo lo stesso sindaco, di un riconoscimento che rafforza molte iniziative già programmate nel capoluogo siciliano e finanziate con interventi quali il Patto per Palermo e il Pon Metro. All’interno di quest’ultimo – è il programma operativo dedicato alle “nuove” Città Metropolitane – il dossier di Palermo 2018 prevede per esempio la realizzazione di una piattaforma telematica “cultura e tempo libero”, con l’obiettivo di realizzare un portale del territorio che comprenda patrimonio artistico, naturalistico, tradizioni, prodotti eno-gastronomici, strutture ricettive e di ristoro, eventi; di mettere a sistema risorse culturali riguardanti orari e modalità di accesso a teatri, monumenti, strutture sportive, biblioteche; di condividere l’accesso al patrimonio librario dell’intera area metropolitana attraverso la realizzazione di un portale unico di prenotazione e di consultazione; di realizzare un sistema di prenotazione dei servizi turistici, in grado non solo di proporre soluzioni tradizionali (trasporto, vitto, alloggio e itinerario) ma anche di valorizzare i prodotti del territorio diventando un vero e proprio portale di marketing territoriale. Un bel passo in avanti per Palermo, che si metterebbe “in pari” con tante altre città europee.

Nel dossier di Palermo 2018 (da scaricare in fondo alla pagina) è prevista anche la riorganizzazione funzionale degli spazi culturali secondo il criterio dei “Poli”: sono già stati individuati quattro poli tematici, il Polo Teatrale cittadino (che comprende fra gli altri il Montevergini, il Garibaldi, la Sala De Seta, lo Spasimo), il Polo Espositivo (GAM, Palazzo Ziino, ZAC, Ecomuseo del Mare), il Polo Archivistico-Bibliotecario (Biblioteca Comunale, Archivio Storico) e il Polo Etno-Antropologico (Museo Pitrè, Palazzo Tarallo), con un progetto che si basa su una forte collaborazione fra pubblico e privato, sul rafforzamento della sinergia con l’associazionismo culturale della città e sulla collaborazione tra istituzioni (Comune, Accademia, Conservatorio).

Tra i tanti luoghi deputati a ospitare eventi e attività di Palermo 2018, i Cantieri culturali della Zisa, il Teatro Massimo, Palazzo Sant’Elia, il Loggiato San Bartolomeo, il Complesso dello Spasimo, Palazzo Branciforte, il Complesso di Sant’Anna alla Misericordia, il Museo civico di Castelbuono.

L’INIZIATIVA

La Capitale italiana della cultura è una novità introdotta con il Decreto Legge 31 maggio 2014, n. 83, contenente nuove misure in materia di tutela del patrimonio culturale, sviluppo della cultura e rilancio del turismo (convertito in legge e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 175 del 30 luglio 2014). In particolare, il provvedimento conteneva le misure ArtBonus, atte a favorire il mecenatismo culturale attraverso un credito di imposta al 65% per gli anni 2014 e 2015 e al 50% per il 2016.

Nel 2015 il titolo è andato a cinque città (Lecce, Siena, Cagliari, Perugia-Assisi e Ravenna), che erano le “sconfitte” al titolo di Capitale europea della cultura 2019, andato a Matera. Per la Capitale italiana della cultura 2016 è stata invece scelta Mantova, mentre per il 2017 Pistoia. 
La prescelta di oggi è dunque la terza ad avere il ruolo di capitale da sola per un anno intero e a ottenere un milione di euro dal Ministero dei Beni Culturali per la realizzazione del suo progetto.

 Il dossier su Palermo 2018, pdf

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Un patrimonio nascosto sulle rive dell’Adda

Il villaggio operaio di Crespi d’Adda è riconosciuto dall’Unesco, ma lungo il corso del fiume -tra le province di Lecco, Bergamo e Milano- ci sono altri insediamenti industriali da recuperare e “valorizzare”

di Duccio Facchini – Altreconomia n°181 aprile 2016

Le porte della cattedrale sono sbarrate da teli scuri e bancali. All’ingresso della navata centrale è appoggiato un cartello con su scritto “Black site”. A terra, tutto intorno, oltre ai calcinacci si calpestano migliaia di pallini di gomma sparati dai ragazzi che qui vengono a giocare alla guerra, a “soft air”. Marco Locatelli, il proprietario, non ha trovato un altro modo per presidiare i 35mila metri quadrati della ex cartiera Binda, una sorta di isola raccolta tra il Naviglio Martesana e l’Adda nel cuore di Vaprio d’Adda (MI), e tra i primi insediamenti industriali che si affacciano sul fiume che dà acqua al Serio, a Milano, al Ticino e al Po, che incontra nel lodigiano. “Questa parte l’abbiamo chiamata cattedrale per le sue tre navate con volte in mattoni e pilastri in ghisa -spiega Locatelli-. Le macchine erano collocate sotto al pian terreno, dove grandi rulli muovevano le tre linee della produzione grazie all’acqua che entrava da nord e usciva dalle bocche più a sud. È in disuso da 100 anni ma i soffitti sono perfettamente integri, nonostante mi abbiano spaccato i vetri e rubato tutto. Tutto questo a Crespi d’Adda non c’è”.

A due chilometri in linea d’aria dall’ex cartiera Binda, infatti, sorge il villaggio operaio di Crespi d’Adda: è -dal dicembre 1995- nella lista Unesco del Patrimonio mondiale dell’umanità, ed è il più conosciuto tra gli insediamenti industriali che sorgono lungo tutto il corso fiume. Partendo da Nord, tra gli altri, s’incontrano la filanda Abegg a Garlate (Lecco, oggi Museo della seta), la filanda Molinazzo di Brivio (LC) il setificio Monti di Abbadia Lariana (LC, oggi Museo Civico), il vellutificio Velvis di Vaprio, la filanda Fumagalli a Sotto il Monte (BG), la filanda della Rasica a Osio Sotto (BG).

Andrea Biffi, cooperatore sociale, è tra coloro che, nei primi anni 90, hanno contribuito a predisporre la candidatura di Crespi tra i beni patrimonio dell’Umanità. “Il mio interesse per l’Adda e il suo Parco nasce da un’esperienza associativa dei primi anni 90 che si chiamava Centro sociale Fratelli Marx, una piccola associazione di Capriate San Gervasio (BG) -racconta Biffi-. All’epoca ci scontrammo con una proposta di piano regolatore per Crespi d’Adda dove si prevedevano nuove costruzioni, villette, impianti sportivi. Decidemmo di contrastarla, in tutti i modi. Eravamo a conoscenza dell’esistenza della lista del patrimonio mondiale dell’Unesco, e della possibilità di iscrivere nuovi siti. In due anni convincemmo l’amministrazione ad abbandonare l’idea edificatoria, che avrebbe distrutto il genius loci del sito e a sposare quella di tutela e conservazione”.

Oggi Biffi presiede la cooperativa Coclea, una “agenzia per lo sviluppo locale sostenibile, la progettazione territoriale partecipata e il fund raising”. Tramite un recente bando della Fondazione Cariplo ha coordinato un progetto di fruizione leggera del Parco, in acqua o in bicicletta, predisponendo guide e mappe interattive che illustrano il patrimonio “sconosciuto” dell’Adda, provando a far conoscere quel che c’è al di là di Crespi. “È un itinerario sconosciuto perché quasi tutto non visitabile -spiega Biffi-, e in buona parte di proprietà di privati”. 

È il caso di Vaprio d’Adda e della cartiera acquistata da Locatelli, dove il degrado e l’abbandono han fatto sì che il bosco si riprendesse l’affaccio alla riva. Per godere la vista è necessario salire al secondo piano della cattedrale. Le scale in ceppo, però, non ci sono più, rubate pure quelle. Locatelli e la sua “GestEdil” hanno acquisito la cartiera dal gruppo finlandese “Munksjo”, tra il 2010 e il 2011, per un valore compreso tra i 7 e i 10 milioni di euro. Da allora, l’imprenditore edile ha atteso che il cambio di destinazione -da produttivo a residenziale- fosse inserito nel Piano di governo del territorio. Il progetto definitivo, ancora, non c’è, tant’è vero che sul portone all’ingresso è ancora attaccato il pannello di un convegno organizzato nel 2012 dal Politecnico di Milano sulla mai nata “Isola della cultura”. A parole, Locatelli rassicura sul fatto che i volumi esistenti -115mila metri cubi, che in buona parte verranno demoliti perché ritenuti “di nessun pregio”, salvo la cattedrale, destinata a eventi musicali o laboratori di artigianato- non verranno replicati. In ogni caso, Locatelli ha in testa un intervento che gli permetta quanto meno di riequilibrare quelli che indica come “i costi finanziari sostenuti a fronte di un’area immobilizzata per anni”: almeno 60 milioni di euro.

Questa alternativa “privata” all’obsolescenza e all’abbandono di un patrimonio d’interesse pubblico è molto simile a quella di Crespi d’Adda. Nell’ottobre del 2013, Antonio Percassi, l’uomo che porterà la multinazionale Starbucks in Italia (vedi Ae 179), ha acquistato, attraverso la holding “Odissea”, lo stabilimento industriale di Crespi d’Adda -90mila metri quadrati tra locali interrati e fuori terra e 35mila metri quadrati di bosco- per poco più di 5 milioni di euro. L’intenzione è quella di riunire all’interno dello stabilimento gli uffici delle diverse attività imprenditoriali del suo Gruppo, oggi distribuite tra Milano e Bergamo. Secondo una “ipotesi preliminare non formalizzata” (dal Piano di gestione 2014-2018 di Crespi), l’intervento di Percassi interesserebbe circa 36.400 metri quadrati, con “funzioni pubbliche” non oltre il 15% della superficie.

Andrea Biffi e Coclea dialogano con il Gruppo Percassi. “Stiamo cercando di accreditarci come partner locali più importanti per quanto riguarda i pezzi di ‘economia della cultura’ da inserire all’interno degli spazi -racconta il cooperatore-. La fabbrica culturale di prossimità può rappresentare una risposta per il riuso e il riutilizzo di questi luoghi, ma non rappresenta l’intera soluzione. È triste riconoscerlo ma non si scappa da dinamiche economiche che prevedono quote di residenziale e quote di commerciale. Anche perché molti di questi piccoli Comuni che ospitano sul proprio territorio strutture del genere non hanno le risorse per affrontare un problema così complesso”.

Talvolta non hanno le risorse, talvolta hanno interessi di altra natura. Per rendersene conto basta percorrere pochi chilometri a Sud di Vaprio lungo la “Cassanese”, fino al gigantesco ex stabilimento del Linificio Canapificio Nazionale (LCN) di Cassano d’Adda (MI). “Il complesso si trova accanto al canale della Muzza, e in passato era destinato alla produzione di cordami e al riciclaggio dei sottoprodotti della canapa”, racconta Biffi, poco prima di raggiungere il portale d’ingresso. Ad attenderci c’è Fausto Crippa, presidente dell’Alauda srl, la società edile che nel 2005 ha acquistato dalla famiglia Marzotto tutta l’area: 130mila metri quadrati, 20 milioni di euro circa. Prima di fare strada tra ciò che è rimasto di un insediamento industriale in grado di occupare fino a 3mila persone, Crippa cita Alfredo Robledo, già procuratore aggiunto della Procura di Milano. “La grande parola che attira tutti è l’avidità”, gli disse. Qualche anno fa, infatti, venne scoperta una rete d’interessi fatta di tangenti e corruzione che dai palazzi dell’amministrazione comunale guardava (anche) allo sviluppo immobiliare dell’ex Linificio. Sono passati 11 anni dall’acquisto dell’area e Crippa sta ancora aspettando. “Il sito è abbandonato dalla fine degli anni Novanta e i macchinari esistenti sono stati tutti ceduti -racconta-. La nostra idea era di recuperare il più possibile, anche perché c’erano numerosi edifici meritevoli. Purtroppo certe ‘vicissitudini amministrative’ ci hanno un po’ bloccato. È un male nazionale, ma non ho più voglia di parlarne. Quello che più dispiace è vedere l’avanzata del degrado. Se uno parte con l’idea di radere al suolo tutto e costruire 400mila metri cubi gli può anche andar bene il degrado, anzi lo vuole. Per noi non era così, la distruzione c’è stata perché non ci è stata data la possibilità di intervenire puntualmente. Così gli edifici sono crollati e le corderie praticamente sparite. Venivano realizzate corde destinate ovunque, anche sull’Amerigo Vespucci”. A differenza della cartiera Binda di Vaprio d’Adda, il cantiere dell’ex stabilimento in mano a Crippa dovrebbe sbloccarsi (il costo per il recupero dovrebbe aggirarsi intorno a 70 milioni di euro, con 154mila metri cubi di intervento), visto anche il cambio di amministrazione nel Comune di Cassano d’Adda. 

A Fara Gera d’Adda (BG), invece, è tutto fermo. I 90mila metri quadrati dei grandi spazi di un altro stabilimento del LCN nel centro del paese sono abbandonati e deserti. Giuseppe Petruzzo, funzionario del Parco Adda Nord a Fara, immagina un grande mercato coperto, recuperando lo stabile centrale che si innalza per quattro piani. La proprietà, però, è ancora del gruppo Marzotto -che ha delocalizzato la produzione in Tunisia e Lituania-. Una parte dello stabilimento è stata riconvertita a funzione residenziale, senza grande fortuna, mentre la centrale idroelettrica funzionante è stata ceduta a Luca Gnali, presidente della società Adda Energi Srl che ha fatto lo stesso a Crespi d’Adda. Sfrutta l’acqua proveniente da un canale derivato dall’Adda nel 1870 per far funzionare la motrice dell’opificio. Dentro la centrale ci sono ancora i vecchi alternatori “Tecnomasio Italiano Brown Boveri” di Milano. 

È il patrimonio dell’Adda, oltre Crespi, oltre Percassi. 

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Piano solo

DSC_1547Finalmente ce l’ho fatta ad assistere ad un intero concerto de “I suoni delle Dolomiti“. Lo scorso anno sono riuscita solo ad udire qualche nota di violino, ma direi che stavolta… mi sono rifatta con gli interessi, vista occasione, location e protagonista.

Occasione: data 03/08. Stavolta ci sono, e il meteo è buono.

Location: rifugio Micheluzzi in val Duron, uno dei luoghi che, nel bene e nel male, hanno segnato le mie vacanze fassane (un posto bellissimo).

Protagonista: Stefano Bollani. Premesso che sono tendenzialmente una rocchettara e che di jazz non so un tubo, Bollani però so chi è, perché ogni tanto in TV ci va e, soprattutto, perché qualche anno fa aveva fatto una trasmissione con la Guzzanti jr, “Sostiene Bollani” e lì mi aveva colpito, oltre che per le sue capacità musicali, anche per le qualità di intrattenitore. Meglio di molti conduttori professionisti…

E quindi… in marcia verso la Val Duron!!!

Questa volta, invece della “solita” forestale, per raggiungere il rifugio abbiamo seguito il sentiero alternativo, ovvero all’altezza di baita Fraines abbiamo imboccato un’altra forestale che scavalca il torrente e sale ripida nel bosco. Dove questa finisce si prosegue su un sentiero nel bosco, a tratti piuttosto ripido, che porta ad una piccola selletta. Da qui si scende e in pochi minuti si arriva al Micheluzzi (ci sono due ponticelli in legno in prossimità del rifugio). Dalla deviazione dal percorso DSC_1535“standard” sono segnalati 45 minuti, complessivamente dal paese ci vuole meno di un’ora e mezza. E meno male che abbiamo scelto il percorso alternativo, un po’ perché le mie ginocchia malandate soffrono il passo ritmico che si tiene sulle forestali, un po’ perché lo gnomo preferisce i sentieri sconnessi e sassosi, e se il fondo è regolare si annoia e rompe abbondantemente le scatole.

Al nostro arrivo, intorno a mezzogiorno, c’era già un sacco di gente, e farsi servire il pranzo al rifugio non è stata un’impresa banale. Diciamo che forse sarebbe stato meglio farsi altri dieci minuti a piedi e andare alla Baita Lino Brach, poco più avanti. Avremmo mangiato un po’ più tranquilli e avremmo comunque avuto il tempo di tornare indietro per le 13.

Ci siamo accaparrati un posto su un prato già affollatissimo, alle spalle di Bollani ma con una visuale su valle e Denti di Terrarossa che non era niente male!!!

Quanto al concerto… beh, Bollani è uno showman. Ha alternato musica di vario genere, pezzi suoi e di altri, musica brasiliana, popolare, filastrocche, brani di cantautori. Inizialmente ha solo suonato, poi ha cominciato raccontando qualcosa sui pezzi suonati, per passare poi a parlare delle versioni italiane di pezzi stranieri, che sono ben poco aderenti al testo originale, raccontando la storia di un fantomatico autore toscano che, prefissandosi di tradurre letteralmente le canzoni americane e non solo, si è ritrovato pezzi pieni di “zozzerie”. “My way” che tradotta diventa “Mi fo’ i hazzi miei”, “Pretty woman” tradotta diventa “Bella topa”… insomma, tutte poco adatte al mercato discografico italiano…

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DSC_1648Vederlo (oltre che sentirlo) suonare, agitandosi sul seggiolino, alzandosi e “sculettando” è una goduria. Persino le mucche nel pascolo accanto sembravano far suonare i campanacci a tempo, fra un fischio di marmotta e l’altro.

E al momento della finta uscita, mancando una quinta si è accucciato per terra fingendo di nascondersi dietro la mano, per poi “uscire” nuovamente e, bloc notes alla mano, segnare le richieste del pubblico per il bis. Pezzi che ha riarrangiato, alternandoli (musiche popolari, la sigla di Goldrake e altro) per regalarci complessivamente due ore di musica, compreso un “Tanti auguri” mixato a “La stangata” per augurre buon compleanno ad una persona. E dirigersi poi verso il pubblico per firmare autografi.

Esperienza da ripetere…assolutamente!!!

 

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Alta Felicità

Musica, natura, incontri a passo d’uomo

Venaus (TO), 22-24 luglio 2016

A Venaus, una porzione della valle Cenischia sarà interamente chiusa al traffico. Lasceremo le nostre auto e, per qualche giorno, fermeremo insieme il tempo e il consumo, per scoprire i segreti della natura e della vita tra le montagne. Percorsi a piedi, zone di campeggio, palchi e arene naturali in cui vivere momenti di scambio, pace e tranquillità.

Un programma d’incontri in cui la musica e le parole attraverseranno con il pubblico il territorio che li circonda.

Incontri a passo d’uomo

La montagna e la sua valle, luoghi che saranno anche d’incontro, come lo sono stati nei secoli. Campeggiare insieme, riflettere e divertirsi insieme, per creare quel senso di comunità che è substrato vitale per una crescita collettiva

Attività e incontri

Tre giorni di musica, performances e dibattiti che si susseguiranno nelle diverse aree naturali raggiungibili a piedi attraverso sentieri, opportunamente indicati, tra i boschi, i fiumi e le montagne della Val Susa e delle Alpi Cozie.

Artigiani e contadini valligiani ci guideranno alla scoperta dei segreti e della storia di antichi mestieri ormai quasi perduti. Accompagnati dai sapori e dai profumi dei piatti tipici della montagna.

Festival ecosostenibile

Alta Felicità intende salvaguardare la natura che ospiterà il festival.

Ti invitiamo a portarti un piatto, forchetta, coltello, cucchiaio e bicchiere così da poterli riutilizzare durante i giorni del festival.

Ti preghiamo fin da ora ad effettuare la raccolta differenziata e a riporre i mozziconi di sigaretta negli appositi posacenere.

L’organizzazione stessa cercherà di scoraggiare l’uso di materiali usa e getta.

VENERDÌ 22 

NINO FRASSICA / ROCCO HUNT /DJ GRUFF featuring GIANLUCA PETRELLA ASSALTI FRONTALI/ BESTIERARE / YO YO MUNDI / LOU DALFIN / MARCO ROVELLI / ZULI /OVERAGE / CASA DEL VENTO  / I FASTI /  IUBAL  / ERRICO CANTAMALE /ATROPINA CLAN / ALP KING

SABATO 23

EUGENIO FINARDI / 99 POSSE / KAOS & DJ KRAIMEGREEN & DJ P-KUT / LUCCI & DJ CEFFO / ANTONIO PASCUZZO / MED FREE ORKESTRA / MAO, VITO MICCOLIS, LALLO E ROBBO / EGIN / VALLENTO POSSE / MIRAFIORI KIDS / BAL OC NOTAV / BRIGATA LAMBRUSCO / ALESSIO LEGA & I MALFATTORI

DOMENICA 24

SUBSONICA / ENSI / KRAKATOA/WILLIE PEYOTETHE BLUE BEATERS / PUNKREAS / MURO DEL CANTO /GLI STATUTO / MAMA MARJAS / SOULFUL ORCHESTRA / POOR MAN STYLE /BULL BRIGADE / RIMOZIONE KOATTA / FANALI DI SCORTA

GUESTS

ELIO GERMANOCHEF RUBIO / WU MING 1 e 2 / LUCA MERCALLI /  SENSO DOPPIO & WUOZ / MICHELE RIONDINO

Sito ufficiale

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Racconti dalle Dolomiti

Tre appuntamenti con ospiti d’eccezione come Erri De Luca, Andrea Segrè e Piero Badaloni

di Luca Lorenzini – discoveryalps.it, 15/07/2016

La Val di Fassa, nel corso dei mesi di luglio e agosto, ospita la rassegna Racconti dalle Dolomiti, serie di incontri in luoghi straordinari della vallata ladina, per parlare di difesa del territorio, cibo e montagne viste su piccolo e grande schermo.

Erri De Luca

La manifestazione, ideata e curata dall’Apt di Fassa, parte il 22 luglio (ore 13), sui prati del Rifugio Roda di Vael (Vigo) con “La tutela del territorio, dalle parole alle iniziative”, di cui si discute con Erri De Luca, scrittore e alpinista sensibile alle questioni ambientali per cui si spende tanto da essere stato coinvolto di recente anche in vicende giudiziarie, e Marcella Morandini, direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco.

Andrea Segré

Il 28 luglio (ore 13), sulle verdi distese del Rifugio Fuciade (Soraga), si parla di Cibo e territorio: la cultura dell’eccellenza gastronomica contro lo spreco”, con protagonisti: Andrea Segrè, guru delle iniziative internazionali contro lo sperpero alimentare, nonché presidente della Fondazione E. Mach e fondatore di Last Minute Market, Riccardo Felicetti, amministratore delegato del Pastificio Felicetti e presidente del gruppo Pasta Aidepi impegnato in iniziative di beneficenza, e Sergio Rossi, chef del Rifugio Fuciade e autore di libri di cucina. Tre interlocutori capaci di confrontarsi su uno dei temi più scottanti del mondo contemporaneo e di dare anche qualche prezioso consiglio.

Piero Badaloni

Il 5 agosto (ore 13) al Rifugio La Rezila (Moena), invece, è di scena l’ultimo dei “Racconti” dell’estate 2016 dal titolo “Le Dolomiti sullo schermo, dal documentario al film. A confronto Piero Badaloni, giornalista e scrittore, che illustra la narrazione di territori col linguaggio del documentario, in particolare della sua serie “Dolomiti – montagne, uomini e storie” realizzata nel 2014 e trasmessa da Rai Storia e Rai International, mentre Stefano Lodovichi, regista del film di successo “In fondo al bosco” girato in Val di Fassa nella primavera del 2015, uscito nelle sale lo scorso autunno e trasmesso su Sky a febbraio 2016, spiega l’interpretazione di una valle dolomitica a servizio di una storia da grande schermo.

“Racconti dalle Dolomiti”, programma

  • 22 luglio – ore 13, Rifugio Roda di VaelLa tutela del territorio, dalle parole alle iniziative” incontro con: Erri De Luca, scrittore e alpinista Marcella Morandini, direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco. Trekking d’avvicinamento con gli ospiti: ritrovo seggiovia Poalina c/o Passo Carezza ore 11.15; iscrizione gratuita all’ufficio turistico di Vigo entro le 18 del 21 luglio; ticket seggiovia a carico dei partecipanti. Recupero, in caso di maltempo, alle ore 16.30 nella sala consiliare del municipio di Vigo
  • 28 luglio – ore13, Rifugio FuciadeCibo e territorio: la cultura dell’eccellenza gastronomica contro lo spreco” incontro con:Andrea Segrè, presidente Fondazione E. Mach, fondatore di Last Minut Market e promotore di iniziative internazionali per lo spreco zero del cibo Riccardo Felicetti, amministratore delegato del Pastificio Felicetti e presidente del gruppo Pasta – Aidepi Sergio Rossi, chef del Rifugio Fuciade, autore di libri di cucina e appassionato d’arte. Trekking d’avvicinamento con gli ospiti: ritrovo ore 11.15 all’Hotel Miralago di Passo S. Pellegrino; iscrizione gratuita all’ufficio turistico di Moena entro le 18 del 27 luglio. Recupero, in caso di maltempo, alle ore 16.30 nell’aula magna del polo scolastico di Moena
  • 5 agosto – ore 13, Rifugio La Rezila – “Le Dolomiti sullo schermo, dal documentario al film” incontro con: Piero Badaloni, giornalista, scrittore e autore dei documentari “Dolomiti – montagne, uomini e storie”, Stefano Lodovichi, regista del film “In fondo al bosco” girato in Val di Fassa. Trekking d’avvicinamento con gli ospiti: ritrovo ore 11.15 impianti di Ronchi-Valbona; iscrizione gratuita all’ufficio turistico di Moena entro le 18 del 4 agosto; ticket cabinovia a carico dei partecipanti. Recupero, in caso di maltempo, alle ore 16.30 nell’aula magna del polo scolastico di Moena.

Ulteriori informazioni: www.fassa.com

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Sentieri Creativi 2016

SENTIERI CREATIVI 2016 - L’arte si fa in montagna

Sentieri Creativi 2016 è un’azione del progetto JOB-IN 3.0, finanziato da Regione Lombardia nell’ambito dei piani di lavoro territoriale sulle politiche giovanili.

La sesta edizione di Sentieri Creativi arriva al suo punto cruciale, la selezione dell’opera che andrà allestita permanente nei pressi dell’Ostello al Curò.

Dopo una settimana di residenza artistica e due settimane di rielaborazione i sette giovani artisti, Carlo Catellani, Chiara Cotti, Giammarco Cugisi, Giusy La Licata, Lorenzo Misia, Stefano Parimbelli e Marta Petteni, presenteranno i progetti pensati per l’alta quota a una commissione di sette esperti convocati per l’occasione. Un solo ragazzo avrà infatti la possibilità di realizzare la sua opera grazie alpremio di 2000€ che l’assessorato alle Politiche Giovanili del comune di Bergamo hanno messo a disposizione.

L’assessore Maria Carla Marchesi esprime così il suo entusiasmo:” la realizzazione di Sentier,i Creativi è complessa perché richiede ai giovani artisti di misurarsi con la natura e i suoi spazi, di trovare la giusta dimensione per una presenza che non sia didascalica, ma nemmeno poco rispettosa del contesto e, al tempo stesso, di ingegnarsi a trovare soluzioni logistiche e di allestimento adatte al particolare scenario in cui l’opera d’arte sarà esposta. In nostro auspicio è che lo sforzo degli artisti possa essere un messaggio di forza per tutti gli appassionati d’arte e di montagna, che lungo i sentieri incontreranno i ragazzi”.

La mostra inaugura venerdì 15 luglio  alle 18.00 presso lo Spazio Polaresco (via del Polaresco 15).

Orari di apertura della mostra: dal 18 al 29 luglio

Lunedì – venerdì dalle 15.00 alle 18.00

Resta connesso: www.giovani.bg.it. – FB: Giovani Bergamo – Instagram: Sentiericreativi

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