Sono molto legata al’Istria, ho bellissimi ricordi delle vacanze passate qui da bambina insieme alla mia famiglia: i gelatai pazzi di Novigrad e Parenzo (anche se mi scoccia scrivo i nomi delle città in italiano per non smadonnare con i caratteri slavi), gli amici di Monfalcone Luciano, Paolo e Goretta, quelli di Rovereto, ovvero Manuela e la su famiglia e Michele e i suoi genitori, i mondiali dell’82 visti nella veranda di Michele e ascoltati alla radio, i dirimpettai tedeschi soprannominati Von Tozzen (versione teutonica di “Fantozzi”). E le mangiate di “scampi alla busara” dal Dolo, a Tar (la Krcma Teran).
Ecco…l’idea di tornarci in bici mi stuzzica parecchio…
*****
di Chiara Meriani – The Ladybike
Simbolo dell’Istria in bicicletta, la Parenzana è una delle ciclabili europee più famose e affascinanti. Circa 130 km da mare a mare, dal Golfo di Trieste al porticciolo di Parenzo, pedalando nell’interno della terra istriana, prima “bianca” (a causa delle rocce calcaree), poi “grigia” (il colore del flysch, tipica roccia sedimentaria) e infine “rossa” sulla costa, dove la terra argillosa è ricca di ferro.
Tappa dopo tappa, vi raccontiamo questa ciclovia dei tre Stati, che come l’Istria si srotola sui colli e declina verso il mare senza soluzione di continuità, come se i confini tra Italia, Slovenia e Croazia ci non esistessero. Con immagini rubate al paesaggio tra una pedalata e l’altra, vi vogliamo regalare gli stessi scorci che un tempo venivano visti dai finestrini del treno: un treno entrato quasi nel mito, anche perché su quei binari correva la storia.
Inaugurato dall’Impero Austrungarico, partì per il suo primo viaggio il 1 aprile 1902 (alla partenza nemmeno un giornalista o un curioso. Essendo il primo di aprile, l’annuncio era stato creduto uno scherzo…) e l’ultimo, nel 1935 dopo aver vissuto la Grande Guerra e il passaggio al Regno d’Italia. Le rotaie videro la Seconda Guerra, la Jugoslavia e il suo dissolvimento, la nascita di Slovenia e Croazia. Poi, rimosse, lasciarono spazio al tracciato della ciclabile: oggi la Parenzana torna ad unire l’Istria, in nome della “salute e dell’amicizia”, come recitano i suoi cartelli.
Pedalare lungo la traccia della ferrovia che fu, permette di scoprire – lontani dalla folla turistica – i tesori dell’Istria: dalle colline di vigne e ulivi alle saline, dai boschi dove si nascondono i tartufi ai porticcioli della costa, dalle chiesette antiche alle case costruite pietra su pietra. E in ogni paese troverete qualche prelibatezza da assaggiare (non perdetevi i fuži con il sugo di gallina) e di certo, non resterete a bocca asciutta.
Nonostante nella borraccia non debba mancare l’acqua (in estate in particolare, la Parenzana per lunghi tratti è in battuta di sole), durante le soste non potete farvi mancare un bicchiere di Terrano o uno di Malvasia: non a caso, uno dei soprannomi della Parenzana era “l’ubriacona” per la gran quantità di vino che trasportava!). Sette tunnel (il primo a Isola, l’ultimo a Montona), viadotti (nel tratto Grisignana-Livade
prima e in quello Montona-Visinada poi), sterrato, ghiaia, terra e asfalto… forse, pedalerete alla stessa velocità del treno che, in media, faceva soltanto 20 km/h (partenza da Trieste alle 5, arrivo a Parenzo alle 11.54): scegliete una bicicletta adatta al fondo spesso sassoso, come una MTB, magari a pedalata assistita, perfetta per chi desidera superare i dislivelli senza fatica (il più alto, di 297 metri, presso Grisignana). L’importante è che la bici abbia una buona luce: l’ultimo tunnel in terra croata è lungo, sconnesso e totalmente buio. Dal centro di noleggio Bikeways partono (anche su richiesta) gite organizzate per la Parenzana mentre, per usufruire di un transfert al rientro, potete contattare il Parenzana Bike Taxi e un 4×4 con carrello riporterà voi e le vostre bici da Parenzo fino a Trieste (info: www.facebook.com/istriashuttleservice). Ora si parte!
La mappa con traccia di tutto il percorso
Altre indicazioni potete trovarle QUI.
Stazione di Trieste, Sant’Andrea: sorgeva qui la prima pietra miliare della Parenzana, il chilometro zero, con incise le lettere TPC (Trieste-Parenzo-Canfanaro: fin lì la ferrovia sarebbe dovuta arrivare). Dopo quattro anni dall’inaugurazione, la stazione di partenza della linea ferroviaria più famosa dell’Istria, nel 1906 fu spostata a Campo Marzio, dove oggi sorge il museo ferroviario di Trieste: da qui, dovrebbe iniziare il nostro viaggio a pedali.
Ma visto che pedalare in questa città non è (ancora) particolarmente divertente; e dato che la pista ciclabile inizia a Muggia, abbiamo deciso di rendere l’escursione più rilassante, divertente e addirittura romantica, partendo in motonave! Caricate le biciclette sul Delfino Verde (che durante tutto l’anno collega Trieste a Muggia e recentemente si è dotato di una rastrelliera che può portare ben 16 bici – http://triestetrasporti.it) lasciamo le rive, ammirando piazza Unità che vista dal mare appare ancora più bella. Arrivati al porticciolo di Muggia, si monta in sella: un paio di chilometri e, come indicato sulla MAPPA GENERALE, si imbocca la pista ciclabile. Allo stesso punto si può arrivare anche via terra: la mappa della prima tappa mostra invece l’itinerario che dall’attuale stazione dei treni di Trieste (dove potete noleggiare una bicicletta al Bikeways Point di viale Miramare 5) porta fino all’inizio della ciclabile lungo il Rio Ospo, e poi avanti fino a raggiungere Portorose, prima tappa della nostra Parenzana a puntate.
A questo punto, ci tocca fare un po’ di salita per raggiungere Škofije: prima di sconfinare in Slovenia, la ciclabile ritrova il tracciato originale delle rotaie e sfoggia un bel ponticello in pietra, unico ricordo della Parenzana in territorio italiano.
Una volta entrati in Slovenia, la pista (quasi sempre asfaltata) vi porterà, seguendo la dicitura D8, a Capodistria, Isola e infine Portorose: lungo il percorso incontrerete la prima stazione a Decani, una delle meglio conservate, ora divenuta casa privata. Ancora Bertocchi, un ponticello per superare il fiume Rižana/Risano e si raggiunge il centro di Capodistria.
Da qui, si pedala fino a Isola su una pista ciclopedonale lungomare; la ciclabile poi lascia la costa e prende la direzione dell’entroterra all’altezza di una stazione di servizio ben riconoscibile perché a fianco troneggia, sotto vetro come fosse una reliquia, una locomotiva originale della Parenzana!
Ed ecco il primo tunnel: all’uscita, si pedala tra gli orti coltivati e gli ulivi delle campagne di Strugnano fino a raggiungere il secondo tunnel sotto il monte Luzzan, il più lungo di tutto il tracciato, ma ben asfaltato e illuminato. Allo sbocco, uno splendido scorcio sul mare: dall’alto si vede Portorose, gioiello della costa slovena affacciato sul golfo di Pirano.
Conclusi i primi 40 km di viaggio, ci si può fermare a dormire, magari all’Hotel Tomi perfettamente attrezzato per i ciclisti (e con una famosa trattoria dove gustare, vista mare, piatti tradizionali come la “polenta con baccalà al caldo”). Se avete tempo, concedetevi anche una sosta wellness: è dal 1830 che Portorose è una famosa località balneare e termale e nel suo albergo più antico (splendidamente ristrutturato), il Kempinski Palace, potrete concedervi una sauna o un massaggio per ripartire più in forma di prima!
Rieccoci in sella: ripresa la ciclabile, all’altezza di Lucia si attraversa un campeggio e, uscendo da un cancello, si arriva sul mare: da questo momento si prosegue pedalando lungo la costa e respirando a pieni polmoni l’aria del mare. Dopo pochi chilometri si entra in Croazia, passando il confine e fiancheggiando la famosa casa slovena in territorio croato: da quando il confine l’ha inglobata suo malgrado, sfoggia il tricolore sloveno e la scritta “Tudi tukaj je Slovenija” – “anche qui è Slovenia” combattendo da anni una guerra diplomatica e personale in stile don Camillo e Peppone…
Prima tappa da non perdere, le saline di Sicciole (www.kpss.si): nonostante siano in Slovenia, l’entrata più comoda per i ciclisti è “il secondo ingresso”, quello di Fontanigge, raggiungibile percorrendo una stradina bianca subito dopo il controllo documenti: quindi, dal territorio croato. Se non avete tempo per fermarvi a visitare le saline e il loro museo, potrete goderne comunque la vista dall’alto: per alcuni km di lenta e costante salita, la ciclabile regala la vista spettacolare sulla distesa di acqua e sale e sulle casette diroccate, un tempo abitazioni dei salinai. Entrati in Croazia, la ciclabile sarà tutta (o quasi) su sterrato; da seguire, non più la D8, ma la segnaletica gialla con il logo della Parenzana.
Sfiorata la punta del promontorio di Salvore, la ciclabile si immerge nell’interno dell’Istria e si fa sempre più pietrosa. Seguendo le indicazioni per Markovac e attraversando strada asfaltata e svincoli dell’autostrada, si raggiunge Petrovija: da qui ci si riimmerge nel bosco, poi si pedala tra campi coltivati fino a raggiungere Buie. E se volete fermarvi a dormire in un B&B caratteristico, con tutto ciò che può servire ad un ciclista, pedalate ancora fino ad arrivare a Peroj: da qui, lasciando la ciclabile e proseguendo su strada asfaltata, raggiungerete Al Merlo Olivo. Potrete accordarvi di persona con Franz, il proprietario, la stessa persona che organizza il Parenzana Bike Transfer con 4×4 e carrello per le bici. Cena “casalinga” e tipica istriana, su richiesta (ricordatevi di accordarvi in anticipo): provate la minestra di bobici(=mais, in dialetto istriano)! E la mattina dopo sarete pronti a ripartire: vi aspettano ancora una sessantina di chilometri…
La mappa di questa tappa
A detta di molti, la parte più bella della Parenzana è quella che da Buie porta fino a Visinada passando per Grisignana, Livade, Montona: poi il percorso diviene più pianeggiante e forse meno spettacolare. Quindi, per la terza tappa, preparatevi a godere i più bei panorami che un tempo si ammiravano dai vagoni della ferrovia.
Dopo la notte passata a Crassiza – se avete seguito l’itinerario consigliato – per raggiungere nuovamente la ciclabile ci sono due opzioni: quella di ripercorrere due km di strada asfaltata fino a Peroj; oppure lo sterrato, impegnativo ma non troppo, che collega il B&B Al Merlo Olivo al tracciato originale della Parenzana. Risistemato da Franz – il proprietario – ora è abbastanza agevole e soprattutto ripulito da eventuali immondizie…
Quindi, ci si ritrova nuovamente sulla ciclabile, al km 57: da qui, proseguendo in leggera salita attraverso un bel bosco di conifere, si raggiunge la galleria di San Vito/Sveti Vid; all’uscita, una delle stazioni meglio conservate – oggi abitazione privata – e la vista su Grisignana, conosciuta anche come “città degli artisti”: ogni anno, agli inizi di maggio, le viuzze di questo borgo diventano un palcoscenico per giovani artisti e celebrità internazionali.
Ma Grisignana merita una visita in qualsiasi periodo dell’anno: per raggiungere il borgo medioevale dovrete lasciare il tracciato della ciclabile subito prima del tunnel Calcini tenendo la destra e percorrere il viale che porta al paese. Da qui, una bella, lunga e morbida discesa vi farà arrivare dal punto più alto e più panoramico della pedalata (293 m slm) fino a Levade, placidamente adagiata sul fondovalle del fiume Quieto (12,84 m slm): una ventina di km con una pendenza massima del 3 per cento nel tratto finale.
La ciclabile sbuca sulla strada del paese: di fronte a voi, un piccolo museo dedicato alla Parenzana e, sulla destra, pochi metri più in giù, un’osteria dove vale la pena fermarsi: a fianco della Comunità degli Italiani potrete accomodarvi nella Konoba Dorjana, dove – nel caso fosse una giornata “freschetta” o se magari qualche scroscio di pioggia vi avesse colto lungo la pedalata – potrete riscaldarvi vicino ad un
antico caminetto; al bicchiere di malvasia – tipico vino bianco istriano – non potrete dire di no e se avrete voglia di mangiare, non fatevi mancare la frittata con tartufo! Per gli amanti del famoso – e costosissimo – fungo ipogeo istriano, sempre a Livade una tappa obbligata è il ristorante Zigante, che organizza anche degustazioni su richiesta. Da qui, ben rifocillati, si riparte verso la meta di questa terza e penultima tappa: per una serata di relax, a 5 km da Livade, vi aspettano le Terme di Santo Stefano che, oltre a varie proposte di wellness, offrono la possibilità di alloggiare in stanze a tre o quattro stelle.
La traccia di questa tappa potete scaricarla qui
Commenti recenti