Articoli con tag: bici d’epoca

La Conturbina

di Jacopo Felix Narros – ARSENALE+, 08/04/2015

Il conturbino è un bambino alto tre spanne che non può muoversi e percepisce l’ambiente in maniera confusa.

Ad un certo punto del suo sviluppo le estremità gli fioriscono in protesi mobili che prendono la forma di una bicicletta. Prima il conturbino stava fermo nel luogo dove l’uovo da cui era nato era stato deposto, aveva messo radici e si nutriva di sassi.

Se uno passava e gli parlava, per lui era come ascoltare uno sciaquìo d’acqua, lo guardava come si guarda un cespuglio, senza neanche capire che non capiva quello che il passante gli diceva. Oppure se il conturbino vedeva una pigna cadere, la vedeva cioè prima sull’albero, e poi la vedeva per terra, non riusciva a legare insieme le due cose.

Però, dal momento in cui le radici gli si annodano in maniera inedita e si intrecciano alle sue dita in grumi assurdi e filamentosi, il conturbino scopre un nuovo modo di esistere. Su imitazione dell’acqua che va dall’alto verso il basso, il conturbino comincia a muoversi come una pioggia orizzontale, pedala su ruote vegetali e scopre l’albero dietro all’albero dietro all’albero dietro all’albero, poi il rigagnolo grigio, la campagna, i fili del telegrafo che lo guidano come all’amo di palo in palo.

Se incontrasse adesso un passante le sue parole avrebbero ora un altro ritmo, un altro sapore: la successione delle sillabe come pali del telegrafo, come l’albero e la cravatta al collo del passante, il passero che sfreccia, i sassi della strada (mangiarli?), il vento, i pensieri, ecco: nascono nel vento i pensieri, in questa prima corsa del conturbino, che si svezza dal terriccio e si getta per le vie.

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Passione restauro

Restauro bici e passione: la storia di Ciclico

di Matteo Ganassali – urban.bicilive.it, 18/05/2015

Le opere di restauro e le parole di questo appassionato veneto ci hanno particolarmente colpito, quindi gli abbiamo fatto qualche domanda sulla passione per la bici e su come la si porta avanti.

Già, passione, perché non è il suo lavoro, a dispetto della qualità della creazioni: usa il tempo libero e i fine settimana, nel suo silenzioso garage, immerso negli attrezzi, nei componenti, nella cura del dettaglio e nella ricerca: sì, perché dietro il restauro di ogni sua bici c’è uno studio cromatico e di componentistica non comune a tutti i restauratori di bici “appassionati da garage”.

Restauro o Restyling?

Restyling, parto da qui. Dietro ogni restyling c’è anche – e per forza – un restauro, nel senso che quando lavori con telai e componenti degli anni ‘70 e ‘80, devi prima sistemarli, aggiustarli, pulirli, lucidarli, verniciarli. Ma nella mia officina mi dedico soprattutto al restyling: cioè metto assieme vari puzzle per arrivare ad una bici particolare, in base a quello che ho in mente o allo stile di chi la pedalerà. Restyling, mi piace quello, sebbene il restauro conservativo sia stupendo e necessario quando trovi la bici tutta originale, solo mal messa.

Se trovi una Bianchi del ’60 non puoi smembrarla, devi restaurarla.

Quanto tempo ti serve per restaurare/restylizzare una bici?

Sicuramente non un giorno! Ci sto dietro tanto: design, abbinamento dei colori, accoppiamento ditelaio e componentistica, scelta dello stile, con qualche tocco di carattere ogni volta. Alla fine ci metto circa tre mesi, a causa dei pochi giorni al mese che ci lavoro e per la verniciatura che mi porta via un mese e mezzo. Il lavoro di meccanica richiede parecchi altri giorni, e la ricerca dei pezzi non è prevedibile! Anche perché fin quando non trovo il pezzo che dico io la bici sta ferma. Ricordo il restyling della mia “Freccia”: ero arrivato alla fine, ma i freni che avevo non ci stavano bene. Sono passati circa 40 giorni prima che trovassi i suoi, quelli che volevo io in base al design della bici. Nel caso specifico dei fantastici freni Campagnolo Victory.

Adatti il lavoro “work in progress” o hai subito tutto ben chiaro?

Le idee mi vengono quasi tutte all’inizio, prima di partire: è opportuno scegliere subito la strada da seguire, lo stile da dare alla bici. Ok, strada facendo puoi cambiare questo o quel particolare, ma devi decidere subito che “tipo” di bici sarà. L’errore più grande è quello di voler “mettere” dentro la bici troppe cose. No, la bici deve essere quella, non può essere tutto.

Che pezzi scegliere?

Il bello è usare tutti pezzi realmente vintage: devo muovermi tra mercatini, con il passaparola tra appassionati e soprattutto devo saper buttare l’occhio al posto giusto quando entro da un meccanico. Quando tratti vintage, devi avere sempre una cerchia di amici-appassionati che scambiano in continuazione di tutto e di più. È fondamentale: i pezzi che maneggio non li compri in negozio. Scelgo in base al mio gusto, non tutto il vintage mi piace. Però compro pezzi anche quando li trovo e vedo che vale la pena prenderli per metterli nel cassetto, aspettando che venga il momento di montarli nella bici giusta. Nei miei cassetti ho molti componenti fermi lì da mesi o anni.

Ogni tanto li guardo perché li ho presi solo perché sono bellissimi: con la certezza che prima o poi verrà la bici giusta per loro.

Come viene l’ispirazione?

Ogni cosa che vedo mi può suggerire come disegnare la prossima bici: il colore di un’auto (è stato così per la mia “Cherry”), il look di un collega molto british style (vedi la mia “Darcy”). Tutto può essere fonte di ispirazione. Deve essere così! La mia Officina è una specie di grotta dove mi metto lì e ascolto la radio e lavoro in silenzio, e le idee si susseguono una via l’altra.

La qualità del restauro delle tue bici è davvero alta, si riesce a fare tutto da soli?

I lavori di meccanica sicuramente sì, ho solo il mio meccanico-maestro che mi ha insegnato a lavorare e con il quale mi confronto sempre quando ho dubbi o intoppi. Ogni settimana vado a trovarlo e sto lì con lui e lo guardo lavorare sulle bici. Una cosa che faccio sempre, prima di andare in verniciatura, è il controllo del telaio: lo porto da Massimo Faggin che controlla i tubi, eventuali punti di ruggine, ma soprattutto l’allineamento. Per il resto mi arrangio: con i cataloghi Campagnolo dal 1950 ad oggi, con le chiacchierate interminabili tra appassionati su questo o quel pezzo. È il modo più bello per imparare a conoscere. E ogni volta che vedo una bici che merita, anche legata ad un palo, mi avvicino e guardo i dettagli. La verniciatura, professionale, non la faccio io, e mentre aspetto il telaio mi occupo della pulitura e lucidatura (e della ricerca, ovviamente) dei componenti. Consiglio una cosa a chi vuole provare: non dovete fare tutto da soli. Ci sono cose che necessitano attrezzi e competenze.

NON C’È NULLA DI MALE AD AFFIDARE AL MECCANICO QUESTE AZIONI. VOI FARETE TUTTO IL RESTO, LA SODDISFAZIONE È GARANTITA LO STESSO.

Ma chi è Ciclico?

Ciclico è tutto questo: “io” che nel tempo libero mi dedico alle bici per farle a gusto mio, non per soldi. Sono prima di tutto un appassionato di bici da corsa, il mio sport principale. E prima di Ciclico viene il mio lavoro vero e proprio, nel mondo dell’editoria. Ho iniziato a lavorare sui restauri di bici tre anni fa el’ho fatto perché mi piacciono le bici belle, tutto qui. Il “provaci” è nato guardando i siti internet di altri ragazzi che fanno questi lavori, ce ne sono tanti e alcuni sono bravissimi. E mi sono poi innamorato delle bici francesi anni ’50, ’60 e ’70, le Alex Singer e le René Herse. Per me sono stratosferiche.

Ciclico, al secolo Leonardo Ragusa, con le sue bici si è tolto anche qualche soddisfazione non da poco. Brooks England ha pubblicato sul blog ufficiale le foto di “Darcy”, il libro “Campagnolo: il mito” dove sono state inserite varie foto di bici made in Ciclico (spesso equipaggiate con componentistica della Casa veneta).

Cosa significa per te il processo di restauro?

Io ho paura sempre di fare cavolate o di sbagliare. Di non essere “capace di”. Ecco, quando avvito l’ultimo bullone e mi allontano di tre metri per vedere la bici finita, quel momento è rassicurante e ti arriva il sorriso, come quando facevi un esame all’università e il prof ti firmava il libretto. La vera felicità. Quando ho il telaio fisso sul cavalletto e nel bancone tutti i componenti in fila, puliti e pronti ad essere montati, ogni pezzo mi dà gioia quando lo monto.

Il bello è quando il lavoro che fai ti mostra come una cosa sporca e rovinata può tornare bella e lucida.

E finalmente ecco qualcuna delle sue creazioni! Non dimenticatevi di fare un giro sul suo bel sito ciclico.it, realizzato dall’amico Matteo Avanzi: chiaro esempio di quando passione e dedizione portino a risultati davvero di livello!

…complimenti!

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Il ritorno delle Biciclette Ritrovate

AL FUORISALONE – MILANO, 13-14 APRILE

bikeitalia.it, 06/04/2016

Le bici che hanno fatto la Storia sono senza tempo e restano impresse nella memoria collettiva: Biciclette Ritrovate è una mostra che celebra proprio il carattere intramontabile di alcuni mezzi, diventati icone del loro tempo e che ancora oggi suscitano emozione, nostalgia e fascino. La manifestazione, promossa a Milano da Rossignoli, è giunta quest’anno alla sua decima edizione e rappresenta l’appuntamento del Fuorisalone dedicato agli amanti delle bici e del design.

Mercoledì 13 e giovedì 14 aprile, da mezzogiorno a mezzanotte, nei cortili di Corso Garibaldi 71 – a ingresso libero – saranno in mostra bici che comunemente non si vedono in giro sulle strade, o almeno non più: dai bicicli storici dell’Ottocento alle bici dei lavori, fino alle bici da corsa di campioni come Alfredo Binda, Fausto Coppi ,Gino Bartali e tanti altri.

Ci saranno in esposizione bici per tutti i gusti: giganti e a due piani, pieghevoli, cargo, da pista a scatto fisso. Ma anche foto, musica, quadri, filmati, cimeli e giochi: naturalmente legati al mondo delle due ruote a pedali. Un evento che per gli organizzatori è un manifesto: “Da 10 edizioni Biciclette Ritrovate ripercorre l’intreccio che unisce la precisione della meccanica, la creatività del design, l’emozione della memoria e il fascino della storia. Per celebrare la grande bellezza della bici, estetica e simbolica. Per ricordarci da dove veniamo e per pensare a un domani più a misura di uomo”.

Tra gli appuntamenti in programma, la mostra di bici storiche e fotografie dedicata a Legnano, storico produttore italiano: per l’occasione ci sarà la presentazione del libro “Legnano, storia di biciclette e campioni” di Marco Pastonesi e Claudio Gregori, edito da Ediciclo, giovedì 14 aprile alle 18,30.

Celebrazione con foto e cimeli del Giro d’Italia del 1946, famoso come il “Giro della rinascita” dopo le miserie della guerra: in quell’edizione mitica, di cui ricorrono i 70 anni, esplose la rivalità tra Coppi e Bartali; ci fu una tappa memorabile a Trieste – vinta dal triestino della Wilier Giordano Cottur – con agguato ai ciclisti (la città era in mano alleata dopo la sconfitta della guerra); lo sport unì una popolazione povera, divisa e con una gran voglia di futuro.

La mostra fotografica “Fatto a mano” dedicata al fascino e alla fatica del mestiere della bicicletta, dalla costruzione alla riparazione, fino alla vendita. Le mani sporche e precise dei meccanici e quelle pulite dei contabili. Biciclette Ritrovate:un’occasione per rivivere il passato attraverso il mezzo del futuro, la bicicletta.

 

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Raggio, stile di vita a pedali

Raggio, la Bicicletta torna in fabbrica

bikeitalia.it, 10/11/2015

Nel suggestivo complesso industriale dell’Ex cartiera Pigna, una location unica e piena di spirito, si svolgerà per la prima volta una “fiera” dedicata al mondo della Bicicletta.

Il 14 e 15 Novembre 2015 dalle 11 alle 23, ad Alzano Lombardo, a pochi chilometri da Bergamo, in questa Ex Cartiera, luogo simbolo di quella che fu un’epoca d’oro dell’industria italiana, mai ristrutturato e rimasto integro del suo fascino decadente, che il team di Spazio Fase (quelli del famoso Factory Market!) hanno deciso di selezionare produttori di biciclette, prediligendo l’originalità, il Made in Italy, l’artigianale, il Vintage, i prototipi e i Marchi di ricerca.

Non sarà un evento per addetti ai lavoratori e gli espositori potranno vendere direttamente sul posto: un negozio di biciclette e accessori selezionati grande 7.000 mq.

Non aspettatevi la solita fiera!

Dopo il successo di Factory Market (oltre 10.000 visitatori all’ultima edizione di agosto), Spazio Fase ha voluto approfondire il concetto di artigianato aumentando il livello di qualità della proposta esplorando nuove realtà che unissero creatività, innovazione, ecosostenibilità e lifestyle.

Così è nato Raggio – Stile di vita a pedali. Un evento zero legato al mondo della bicicletta a 360 gradi.

Non si tratterà soltanto di vendere biciclette, ma in programma ci sono diversi eventi, tra cui un Torneo di Bike Polo con squadre provenienti da tutta Europa che si svolgerà nell’effatiscente cortile coperto della Fabbrica; ci sarà una gara ciclistica Alzano – Nese; una biciclettata Vintage in stile working class tra le Fabbriche abbandonate della zona; ampia Area Kids a cura di Mothern con attività di gioco, workshop e servizio pappe; area test drive; proiezioni di corti; unamostra-scambio di biciclette, accessori, abbigliamento e poster Vintage provenienti da collezionisti; BMX Freestyle; distribuzione gratuita di una piantinache evidenzia i percorsi ciclabili della città di Alzano realizzata dall’illustratriceElenia Beretta; una mostra di fotografie d’epoca curata dal CIT di Alzano, DJset e tanto tanto buon cibo.

Tutto il programma lo trovate nella pagina Facebook di RAGGIO.

Chi saranno gli espositori?

ABICI, BAC MILANO, BIANCHI, BCICLO, BICI E RADICI, BIXXIS, BICIVINTAGE, BIKE FELLAS, BIKE INSIDE, BROMPTON, BROOKS, CARGOBIKE MILANO, CICLI BRIANZA, EDICICLO, ESIGRIPS, FRIDABIKE, GIOPPINO CICLI, IL BICICLETTAIO MATTO, IL TELA, KIKI CREATES, KOLORCYCLE, LOBSTER, MISS GRAPE, MY FOOT BIKE, MOPBIKE, OFFICINE GRANDI 61, OZ BIKE, PELIZZOLI, RABICI, SANTINI, SCATTOITALIANO, SHAREWOOD, TAGA BIKE, TERN, UCYCLES, XTRACYCLE, ZOMBIE BIKE e molti altri..

Associazioni: LA POPOLARE CICLISTICA, CYCLOPRIDE, PEDALOPOLIS.

Raggio rappresenta uno slancio in una nuova direzione, parlando del mondo della bicicletta, in tutte le sue forme e varianti: dell’artigianalità e della passione, in relazione ad uno stile di vita ecosostenibile.

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Roma, la Granfondo si fa in quattro

La Granfondo di Roma si fa in quattro e guarda ai castelli

bikeitalia.it, 07/10/2015

Una gara competitiva, una ciclopasseggiata ai Castelli, una parata di bici d’epoca e una pedalata nella Storia dell’Appia Antica: la Granfondo Campagnolo Roma per la sua quarta edizione si fa in quattro e il prossimo weekend si preannuncia particolarmente ricco di eventi-a-pedali nella Capitale. Prevista la partecipazione di 5.000 ciclisti provenienti da tutto il mondo, ma il punto di forza della manifestazione è che si rivolge a tutti i tipi di pedalatori, per promuovere la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano anche in città.

Lo ha sottolineato il presidente del Comitato Organizzatore Gianluca Santilli presentando la kermesse che animerà Roma dal 9 all’11 ottobre: “Ci piace raccontare l’evento della seconda domenica di ottobre come la sintesi di tutto ciò che si muove a pedali in una città che sta iniziando a pedalare velocemente verso il futuro”. Una manifestazione che vuole trasmettere la voglia di bici, a cominciare dai più piccoli che all’interno del Villaggio allestito allo Stadio Nando Martellini delle Terme di Caracalla avranno a disposizione un’Area Kids con tante attività.

La novità di quest’anno è rappresentata dalla pedalata nella Storia “L’Imperiale, The Appian Way”, dove le bici d’epoca dall’anima vintage e dall’aspetto “eroico” attraverseranno l’Appia Antica seguendo un tratto del percorso del GRAB, il Grande Raccordo Anulare delle Bici che si propone come grande greenway urbana per attirare tanti cicloturisti valorizzando l’anello ciclabile di 44,2 chilometri che unisce il centro di Roma i parchi della città. Un evento che avrà un prologo sabato 10 ottobre con la parata Tweed Ride. Il percorso della Granfondo – sia della gara competitiva che della pedalata cicloturistica – sarà interamente chiuso al traffico motorizzato per tutta la durata della manifestazione (per ogni tratto 3 ore dal passaggio del gruppo di testa, ndr).

“La bicicletta come strumento di promozione del cicloturismo”, come ha dichiarato il presidente della Federazione Ciclistica Italiana Renato Di Rocco. E un primo obiettivo è già stato raggiunto, come sottolinea in una nota il Comune di Frascati: “Ci è stato proposto un grande progetto, denominato ‘In bici ai Castelli’, che prende il nome dalla ciclopedalata della Granfondo, finalizzato a sviluppare il cicloturismo, che oggi favorisce afflussi turistici di grande rilevanza”. E prossimamente sarà organizzato un tavolo tecnico operativo per lanciare le domeniche di “In bici ai Castelli” e riconvertire in chiave cicloturistica l’economia del territorio intorno a Roma.

Domenica 11 ottobre le partenze scaglionate inizieranno alle 7:15 ma l’arrivo sarà lo stesso per tutti i partecipanti alle diverse pedalate in programma per la Granfondo Roma e l’ultimo chilometro sarà conteggiato al passaggio sotto Porta San Sebastiano – recentemente al centro delle polemiche per come è stata gestita l’annunciata ciclopedonalizzazione della strada, riaperta dopo mesi di chiusura – e il traguardo sarà posto all’incrocio con via di Porta Latina. Al termine della pedalata, pasta party per tutti allo Stadio Nando Martellini delle Terme di Caracalla che chiuderà alle ore 18.

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