Mappa del trek. In blu e fucsia sono indicate le tappe 2 e 3
Proseguo qui la descrizione di un percorso ad anello tentato nel 2017.
Doveva essere la tappa n°2, invece abbiamo fatto un’aggiunta, e, a posteriori, dico “per fortuna!!!”. Ma andiamo con calma.
La prima tappa ci aveva portato da Cortina al rifugio La Varella percorrendo la bella val di Fanes e il Passo di Limo.
Chiesetta dietro al rifugio La Varella
Qui abbiamo pernottato in un bel rifugio, tranquillo, che faceva anche da alberghetto, nel senso che, oltre alle camerate, c’erano stanze più piccole e c’era chi pernottava qui più giorni facendosi portare qui in jeep. Non essendo proprio lungo l’Alta Via n°1 come il vicino, e più grande, Rifugio Fanes, risultava meno affollato rispetto a quest’ultimo. Nel rifugio abbiamo incontrato anche alcune comitive in mtb impegnate nella traversata del gruppo (qui si può arrivare anche da San Vigilio di Marebbe), e, personalmente, non li ho invidiati, sapendo che all’indomani avrebbero dovuto affrontare le rampe che portavano al Passo di Limo…
Il torrente nei pressi del Lago Verde
Tappa 2: da Rifugio La Varella (2038mslm) a Rifugio Scotoni (1985mslm), tempo stimato 4-5 ore.
La mattina successiva ci rimettimo in marcia in direzione sud lungo l’Alta Via n°1. Ripercorriamo il Passo di Limo per poi percorrere l’Alpe di Fanes Grande, fra torrenti, laghetti e bastionate rocciose dalle forme più varie. Sembra di essere in un altro mondo, lontano dai sentieri più affollati, in un ambiente particolare, che si differenzia dalla maggior parte delle valli dolomitiche proprio per la forma delle vette circostanti, che, sulla nostra destra, sono molto “morbide” per una strana combinazione di storia geologica ed erosione, che ha reso molto visibili le ondulazioni, le pieghe degli strati rocciosi.
Alpe Fanes Grande, con le Cime di Campestrin a sinistra e Sas dai Bec e Taibun sulla destra
Sas dai Bec
Arriviamo al Juf da l’Ega (Passo Tadega, 2157mslm), lasciando sulla destra il vallone che porta a Punta Lavarella, per poi imboccare il sentiero 11 percorrendo la Val di Fanes fino a Col Locia (2069mslm), fra la Cima del Lago e il Piz les Cunturines. La relazione in nostro possesso diceva di tagliare in quota lungo il sentiero 21 fino alla Forcella di Lago (2140mslm) e, da qui, al Rifugio Scotoni. A parte che sulla nostra mappa tale sentiero non era segnalato, noi preferiamo scendere lungo un sentiero che, fra rocce e gradoni sostenuti da tronchi, ci porta fino a Plan d’Ega, a quota 1730mslm circa, percorrendo parte di questo tragitto insieme ad un paio di coraggiosi bikers che si fannno buona parte del dislivello con la bici in spalla. Ho pensato fossero matti, poi negli anni successivi sono andata ad impegolarmi in situazioni forse peggiori, capendo che… una scammellata val bene un giro spettacolo.
Col Locia, vista verso il vallone che porta a San Cassiano. Sullo sfondo, Pralongià e il Gruppo del Sella
La discesa dal Col Locia, lungo il sentiero 11.
“Hotel Pecora” a Plan d’Ega
Da lì risaliamo, lungo il segnavia 20, percorrendo il vallone di Lagazuoi fino alla verde piana del Rifugio Scotoni (in pratica risalendo il percorso che in inverno si fa con la lunghissima pista da sci che dal rifugio Lagazuoi scende fino a San Cassiano.
Al rifugio Scotoni arriviamo intorno all’una, piuttosto affamati. Il rifugio è parecchio affollato e… gli altoparlanti sparano musica tirolese a palla. Vabbè che in fondo siamo…a casa loro, ma per chi si è conosciuto ascoltando Love Over Gold dei Dire Straits è un po’ troppo. Mangiamo, ci guardiamo in faccia e… “tira fuori un attimo la cartina…”. Visto l’orario c’è margine, rimanere lì a farsi ammorbare, per quanto il posto non sia male, non ne vale assolutamente la pena. Da lì al successivo Rifugio Lagazuoi però c’è un bel pezzo, e per me, stimare le percorrenze su una carta al 50.000 dopo che per una vita ho usato quelle al 25.000, non è banalissimo. Ritenendo la cosa fattibile ci rimettiamo in marcia, decisi a fare mezza tappa del giorno successivo.
Tappa 3: da Rifugio Scotoni a rifugio 5 Torri (2137mslm), tempo stimato 6-7 ore (interrotta al Falzarego).
Sempre lungo il sentiero 20 saliamo fino al lago di Lagazuoi e da qui rientriamo sull’AV n°1. Una parte del sentiero è a gradoni (anche un po’ alti), ma nel vallone si procede lungo una traccia su roccia, su una specie di piana coronata dalla Cima del Lago, dalle Torri di Fanes e dal Piccolo Lagazuoi. Ma mano che procediamo lungo il sentiero il cielo si copre progressivamente, dando ragione (purtroppo) alle previsioni dei meteorologi.
Alpe di Lagazuoi, chiusa a nord dalla Cima del Lago e dalle Punte di Fanes
Arrivati sotto al rifugio ci rendiamo conto che il “sotto” sono 200 metri di dislivello da farsi in salita (e ridiscendere la mattina successiva) lungo il primo tratto della pista da sci. “Col cavolo che salgo per poi ridiscendere, andiamo a dormire al passo” mi sento dire. Borbotto, un po’ per l’ora tarda, un po’ perché al Falzarego poteva essere problematico trovare alloggio, ma mi adeguo. E sotto un cielo che, dal grigio normale, vira al grigio topo e alla tonalità piombo, ci avviamo alla Forcella Lagazuoi e scendiamo, lungo il segnavia 402, passando ai piedi della Cengia Martini. Da qui partono i sentieri che portano nelle gallerie scavate nella prima guerra mondiale, e che ora è possibile visitare (con l’attrezzatura adeguata, si intende).
Tofana di Rozes, in vista l’AV1 che porta a Forcella Col de Bos
Arriviamo al Passo Falzarego e scendiamo lungo la statale fino al Rifugio Col Gallina. Il tempo di entrare per chiedere un posto letto e si scatena l’inferno. Un diluvio allucinante…
Per fortuna hanno una stanzetta libera e ci fermiamo lì. Ma al tempo infernale ci si aggiunge pure la notte infernale passata perché il mio compagno sta malissimo, al ché capiamo che il nostro trek finisce lì.
La mattina successiva, mesti mesti, prendiamo l’autobus in direzione Cortina, nell’impossibilità totale di vedere il panorama perché immersi in una fitta cortina di pioggia, ma consapevoli che, se fossimo dovuti scendere del Lagazuoi con quel tempo, sarebbe stato molto, ma molto, peggio.
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