Anello Selva – Passo Sella

(Un ritorno da Hero)

Sbagliando strada ai piedi del Sassolungo

La lavagna degli eroi

Non so se si può considerare una routine ormai assodata, ma se il venerdì è dedicato al “kid”, il sabato al nostro “Hero”… la domenica si svolge la “Hero schiappa”, ovvero sono io a salire in sella alla mia mtb e a cimentarmi sulle salite della Val Gardena.

Lo scorso anno, complice una giornata strepitosa, ero andata all’Alpe di Siusi. Stavolta decido di cimentarmi con la salita al passo Sella, e ritorno dal percorso medio della Hero, ben consapevole che se devi percorrere una forestale che segue, anche solo parzialmente, una pista da sci…vuol dire che stai cercando guai.

La mattina facciamo colazione e liberiamo la stanza (o meglio, il mini appartamento) del garni “Ortles Angelo” che abbiamo scelto questo anno. E, come noi, anche gli altri ospiti sono qui per la Hero, come ricorda la lavagnetta appesa alla reception. Inforco la mia bestiola, che non è certo all’altezza delle bici che erano parcheggiate sotto casa in questi giorni, ma a me va bene così… in fondo il mio problema non sono certo i kg della bici, sono quelli che mi porto appresso abitualmente (oltre al pessimo allenamento). Mi “incammino” verso Plan de Gralba.

Planimetria

Profilo

Il percorso

Percorro la statale, con molta calma, percorrendo i pochi tornanti che portano verso il bivio fra Passo Sella e Passo Gardena. Il termine “calma” è decisamente ironico. Sono una vera e propria lumaca. D’altra parte il tempo per allenarmi è pressoché assente, e pensare che mi hanno spedito a lavorare in Liguria, quindi potrei anche spaccarmi un po’ sulle salite dell’entroterra. Potrei, ma non posso, perché non mi sono portata la bici, dubito accettino di custodirmela al Novotel…

Vabbé, lasciamo perdere, ora sono in ferie e mi godo la salita, mentre mi sorpassano tutti quanti, auto e ciclisti, e il panorama pian piano si allarga verso valle, e le pareti del Sassolungo e del Sella iniziano ad incombere su di me.

Salendo a Plan de Gralba – Uno sguardo verso le Odle

Arrivata a Plan de Gralba devio a destra e, da qui, passo sullo sterrato. Questo è un posto strategico per la stagione invernale, perché da qui partono gli impianti che servono le piste di Passo Sella (è sul Sellaronda, giro in senso orario). Ed è proprio lungo una di queste piste che devo salire.

Il segnavia da seguire è il 657. Mentre pedalo verso l’inizio della forestale, l’occhio mi corre sull’ampio parcheggio, e noto con piacere che ci sono alcune colonnine di ricarica per auto elettriche. Molto bene, il vento sta cambiando. E se, oltre a quello, calano un po’ anche i prezzi delle auto, quando la Picanto deciderà di passare a miglior vita potremmo anche fare il grande salto.

La salita inizialmente è dolce, il fondo ottimo. La parete del Sella si mette in mostra sulla sinistra, e lo sguardo fatica ad abbracciarla tutta. La sterrata, che corre approssimativamente parallela alla statale, si mantiene sulla sinistra della pista da sci, e comincia a bastonarmi alternando tratti pedalabilissimi a strappi dove fatico, e la ruota posteriore tende a slittare.

Ad un certo punto devo mettere giù il piedino per non cadere. Spingo ansimando la bici, mentre un tizio mi supera i scioltezza (beato lui…). Sto per risalire in sella in corrispondenza di un tratto tranquillo, ma mi fermo perché lo vedo seguire una traiettoria strana: lì, ai piedi di uno strappo che si preannuncia bastardissimo, una forestale si stacca deviando a destra, mentre quella su cui siamo va via dritta. Il tipo, dopo aver cambiato più volte direzione, sembra puntare alla bisettrice dell’incrocio. E sale lungo il prato che ricopre la pista, lungo la linea di massima pendenza.

Questo è tutto matto!

Penso io, mentre rimetto le chiappe sul sellino. Pedalo, cambiando il rapporto perché vado via tranquilla. Riscalo all’inizio della salita. Scalo ancora perché è dura, e la ruota pattina, mentre io ansimo e smadonno.

Niente, mi arrendo.

Mi sposto sul prato, risalgo, pedalo. E vado, con il cuore in gola ma vado. Ecco, non era matto, il tizio di prima. Aveva semplicemente ragione. Anche se l’erba non è cortissima, anche se il fondo qualche solchetto ce l’ha, almeno qui la ruota non slitta, e si riesce ad andare.

Salendo oltre, la strada è bella, complessivamente pedalabile, anche se di tanto in tanto viene qualche dubbio sulla direzione da seguire, perché dove si incrociano altre forestali le indicazioni scarseggiano, o sono messe in posizione tale da trarre in inganno. E questo presenta aspetti positivi e negativi. Come? Ora mi spiego.

Salendo incrocio una forestale, che sale leggermente verso sinistra. Mentre guardo la strada non mi accorgo di un cartello, che è alcuni metri più in basso rispetto all’incrocio. Che faccio, quindi? Seguo la forza, e svolto a sinistra. Dopo la curva successiva mi trovo davanti una rampa ripidissima, di quelle con le due fasce di fondo cementato per agevolare la salita dei fuoristrada, e in mezzo alle due fasce, ciottoli. Comincio a smadonnare, ad arrancare, la faccio quasi tutta mentre mi vengono in bel po’ di dubbi.

Non è che mi sto avvicinando troppo alla statale?

Infatti… in cima trovo la sbarra che chiude l’immissione sulla statale per il Sella. Torno indietro, e mi accorgo del cartello che prima mi era sfuggito.

No, dai, sulla pista da sci no…

Voglio illudermi, spero di aver interpretato male il cartello, o che qualcuno lo abbia inavvertitamente fatto ruotare un po’. Allora provo a seguire la sterrata verso destra (rispetto alla strada da cui sono arrivata. Da qualche parte si andrà… E mi trovo, dopo poco, in mezzo a un gruppo di baite, fra ruscelli e laghetti, sotto la parete del Sassolungo. Pace, silenzio. Un posto bellissimo, dove non sarei mai passata se la segnaletica fosse stata più chiara, se non avessi sperato fino all’ultimo di evitare qualcosa di veramente tosto. Purtroppo però la strada qui finisce, e mi rassegno a tornare, nuovamente, su i miei passi e ad affrontare ciò che speravo di evitare.

Sassolungo

Baite ai piedi del Sassolungo

Baite ai piedi del Sassolungo

Risalgo la pista da sci.

La pista in questione è un prato ripido; niente sterrato, stavolta. Probabilmente c’è chi se la fa in bici in discesa, a tavoletta, perché c’è una sottile striscia priva di erba. E, da sotto, si capisce che ci sono 2-3 muri (spero non di più) separati da tratti meno… stronzi. Oltre il mio sguardo non vede. Mi affido a San Fausto Coppi e comincio a salire lungo la linea di massima pendenza.

Il primo tratto lo faccio a fatica. Mi ripiglio un attimo e faccio il secondo. Tiro su la testa, vedo il terzo.

Minchia… Non ce la farò mai.

Il terzo (e ultimo), oltre ad essere ripido è pure il più lungo. Rimango ferma un attimo, come a cercare delle energie che non ci sono, e poi provo. Ne faccio circa 3/4 e poi alzo bandiera bianca, stramaledendo la mia totale mancanza di allenamento.

Ruzzo la bici fino in cima, e qui tutto diventa più abbordabile, Lo sterrato sale dolcemente, serpeggiando fra prati e qualche grosso sasso, fino ad un punto di ristoro. Qui parte la caccia al segnavia, che scovo sulla destra della baita. Ah, dimenticavo: qui lo sterrato finisce. Il resto è sentiero, lungo il quale si alternano tratti ripidi e sconnessi da fare a spinta con altri nei quali si procede agevolmente, o quasi. Siamo ai piedi della cosiddetta Città dei Sassi, ciò che è rotolato fin qui ha volume nettamente minore rispetto ai macigni che si trovano più a monte (su alcuni ci sono tracciati dei monotiri e sono frequentati da corsi di arrampicata) e l’ultimo tratto lo percorro in sella, facendo lo slalom e sbucando così in corrispondenza del Rifugio Passo Sella.

Da Passo Sella verso la Val Gardena

Mi porto sulla statale che sale al passo, ne percorro un breve tratto fino al bivio per il rifugio Valentini, vista Marmolada. Qui svolto a destra, in cima imbocco un single track che si fionda verso le piste da sci: da questo punto sono sul percorso della Hero (medio, ovviamente). In fondo però tocca affrontare un breve strappo per giungere sulla sterrata della Città dei sassi, ai piedi del Sassolungo. Da qui. la vista sul Gruppo del Sella è impagabile. Si procede mantenendo la quota pressoché costante, per arrivare ad un tratto di discesa con un passaggio tecnico, dopo il quale la strada si ricongiunge col sentiero che arriva dal Sella (526).

Si giunge così fino al rifugio Comici, con lunghi tratti in discesa o valsopiano e qualche strappetto in salita (quello più antipatico è proprio davanti al rifugio). Archiviata la giornata dedicata alle mtb, gli escursionisti sono giustamente tornati padroni dei sentieri, però quando ti trovi davanti la famigliola proprio nei punti più ripidi, suoni il campanello e non ti sente nessuno, mettere giù il piedino fa un poco girare i cosiddetti.

Arrivati al Comici, si svalica svoltando a sinistra, e qui comincia la picchiata verso Selva. Oddio, non è mica solo discesa…

Inizialmente si imbocca una ripida forestale, poi si taglia a sinistra per pascoli, con la bici che ballonzola per le irregolarità del terreno, in mezzo alle mucche che pascolano pacifiche, successivamente si segue, per buona parte del tragitto, una forestale indicata dal segnavia 22. Io sarò anche scarsa, ma la discesa non mi pare banale. Riguardandomi, successivamente, il video della discesa della vincitrice, scopro che qui lei ha sbagliato traiettoria e per poco non si è ribaltata nel torrente.

Si passa accanto alla partenza di una seggiovia, e poi giù per un ripido muretto, e poi, lungo una forestale nel bosco, con alcuni tratti parecchio sconnessi e sassosi, che mi spingono a fare una cosa che di solito non faccio, per pigrizia e per un problema tecnico alla bici: abbasso drasticamente il sellino, perché la sensazione di essere catapultata in avanti è veramente fastidiosa. E io il sellino lo tengo parecchio alto, in rapporto ai miei pochi cm, per non sforzare il ginocchio. Però per me modificare la posizione del sellino significa “uscire” la chiave inglese dalla borsa degli attrezzi, perché il meccanismo di blocco del canotto non tiene, e il mio meccanico di fiducia (il moroso) non me lo ha ancora sistemato. Insomma, una scocciatura che pago più avanti, quando la strada risale per attraversare la mitica Saslong (si, proprio quella della Coppa del Mondo).

Si ricomincia a scendere nel bosco, si attraversa la Saslong V1 (credo sia il tracciato originario) e il prato a monte di La Selva, si scende a piombo su asfalto per poi svoltare bruscamente a sinistra, lungo il viottolo che passa a monte della strada che da La Selva porta verso il centro. Anche qui è prevalentemente discesa, a parte un breve tratto, e lo sterrato si conclude, con un brusco tornante, sbucando sulla strada accanto all’ufficio postale e alla Casa di Cultura.

Da lì, all’arrivo è un attimo. Basta attraversare la strada…

Dati tecnici

Lunghezza: 17km 500m

D+: 835m

D- :  878m

Postilla

Di questo giro ho il video. Il primo tentativo di fare assemblaggio e pubblicazione ha dato pessimi risultati. Appena riesco rifo tutto…

Reloaded

Ecco il video

Categorie: i miei giri, mtb | Tag: , , , , , | 3 commenti

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