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Anello Col Raiser – Seceda

Una splendida giornata di sole, da non sprecare in nessun modo. Ne salta fuori un regalo di promozione per il mio giovane padawan: una escursione al Seceda, da cui si può ammirare uno splendido panorama a 360° su Dolomiti, Adamello, montagne austriache. Merita, anche per chi cammina poco (e prende la scorciatoia).

Mappa dell’area, sono evidenziati i principali punti di passaggio

Il giorno della pubblicazione dei tabelloni avevamo in programma la sperimentazione della E-MTB, ma il senior di casa stava poco bene, quindi decidiamo al volo di riconvertire la splendida giornata in chiave escursionistica. Il giovane però sembra riluttante a mettersi in moto…

E niente, prima vuol vedere la pagella.

Solo dopo aver scorso soddisfatto i voti sul computer e aver constatato “di pirsona, pirsonalmente” di essere stato promosso in seconda media, ci prepariamo ed usciamo. Destinazione: Seceda.

Ci dirigiamo a piedi verso Santa Cristina, percorrendo Streda de la Tieja e poi seguendo i cartelli per la stazione di valle della cabinovia Col Raiser.

L’itinerario

Le navicelle dell’impianto percorrono lente la valle a monte di Santa Cristina, sede del comprensorio sciistico Col Raiser-Seceda. La valle, con esposizione Sud, all’altezza di Pian de La Tieja, è piuttosto stretta, ma risalendo sopra pascoli e baite, si apre a ventaglio: verde e bellissima dai prati di Seceda a Col Raiser, più ad Est diventa un pochino più selvaggia arrivando al corso del torrente principale e alla zona del rifugio Firenze. Dietro, a far da cornice, le Odle, mentre guardando verso Est si erge imponente lo Stevia, con ancora parecchia neve nei canaloni che scendono a valle.

La conformazione dei versanti, che rende particolarmente “fotogeniche” queste vette, ha una origine prettamente geologica: gli strati di base, un tempo fondali marini su cui sono nati gli atolli corallini che hanno originato le dolomiti, sono inclinati verso sud e l’erosione ha fatto il resto: pascoli ondulati verso Gardena, che sul Seceda sembrano portare direttamente verso il cielo, ripide pareti tendenti a sgretolarsi verso Nord, dove c’è la Val di Funes. Il banco di dolomia dello Stevia, che si erge massiccio a chiudere la quinta verso oriente, è in sostanza una specie di altopiano i cui bordi settentrionali e occidentali si sgretolando, rendendolo accessibile agli escursionisti. E poi ci sono i “denti” delle Odle, che, pur dando il meglio lato Funes, anche verso Gardena svettano verso il cielo blu, in un certo senso materializzano i colori della bandiera ladina.

Sbarchiamo a Col Raiser, in un posto che è contemporaneamente stazione cabinovia, negozio per turisti, punto di ristoro con terrazza panoramica e hotel. È punto nevralgico per la pratica degli sport invernali, ma anche per le escursioni. Nel nostro caso, si tratta di un percorso ad anello da percorrere in senso orario, che ci porta al Seceda e da qui a camminare ai piedi della Fermeda fino a Malga Pieralongia, già meta di una escursione alcuni anni orsono, per poi far rientro a Col Raiser.

Ci avviamo lungo una forestale che, mantenendosi in quota, si dirige verso Nord. Ignoriamo le deviazioni per il Rifugio Firenze (segnavia n°2) e per Malga Pieralongia (4a), il nostro itinerario di salita prevede un primo tratto sul sentiero n°2, per poi svoltare a destra, poco prima del Rifugio Fermeda, sul n°1A, il passaggio per Baita Daniel. Successivamente, dovremo svoltare ancora a destra sul n°6, seguendo le indicazioni per Baita Sofie e Seceda.

La pacchia del sentiero in piano non dura molto, in fondo i punti citati sono lungo piste da sci, e ben sappiamo come sono le sterrate di servizio: ripide e con tratti pavimentati per non far slittare le ruote della jeep. Avranno pur effetto tonificante sui glutei, ma spaccano un pochino le gambe. Questo è l’unico difetto, perché il paesaggio è idilliaco: è un susseguirsi di pascoli, baite, laghetti, minuscole chiesette, sotto un cielo blu e terso. Il tutto, con una splendida vista che spazia dal Sella all’alpe di Siusi e, in mezzo, Il Sassolungo, il Catinaccio, il Molignon e i Denti di Terrarossa.

Dato che siamo partiti tardi, ci stiamo avvicinando all’ora di pranzo. Il tabellone a Col Raiser diceva che il Rifugio Seceda è chiuso, ma poco sotto c’è il Sofie. Lì ci fermiamo, un po’ accaldati. Il posto sembra un po’ fighetto ma ci sediamo (quello c’è, e la vista è incantevole). L’arrivo del menù si rivela però un tuffo al cuore e un attentato al portafoglio, si viaggia sulla soglia dei 20€ per un primo o per la polenta. E anche il tagliere di speck non scherza.

Dopo un attimo di smarrimento, ci consultiamo e decidiamo di prendere il tagliere doppio, con affettati formaggio e patate. Ecco, ci arriva una cosa apparentemente “innocua” se divisa in due e che invece porta quel pozzo senza fondo di mio figlio ad alzare bandiera bianca. Anche perché il tagliere ha un bell’aspetto, ma solo in un secondo momento mi accorgo delle patate nella terrina a parte. Due a testa, quelle rosse trentine, lessate, su cui mettere il burro. Tutto buonissimo, direi, per un prezzo onesto.

Ripartiamo e percorriamo l’ultimo tratto di sentiero che ci porta alla stazione di monte dell’impianto che da Ortisei porta al Seceda. Da qui, 10 minuti su uno sterrato un po’ sconnesso e si arriva al belvedere. Ecco, a costo di farla strisciando, anche chi non cammina e sale in funivia deve arrivare fino qui. Il paesaggio dalla cima è qualcosa di impagabile. Il nastro in acciaio corten posizionato attorno ad una piazzola riporta stilizzato il profilo delle montagne e il nome delle vette: Ferméda, Sass Rigais e poi, tutto attorno, Stevia, Sella, Sassolungo, Sciliar e, più lontano, il Gruppo dell’Adamello, il Brennero, le Alpi Austriache… Sotto di noi, verso nord, ci appare la verdissima val di Funes. Il tutto praticamente senza una nuvola.

Si, cioè, quasi… Sopra alle Pale di San Martino, che si scorgono in lontananza, si sono date appuntamento le poche nuvole presenti.

A disturbare la quiete della vetta, il fastidioso ronzio di un drone, che riusciamo ad individuare con parecchia fatica…e che ci accompagna anche per un tratto della discesa. Pure qui la privacy va a farsi benedire…

Scendiamo dalla vetta per imboccare, all’altezza del Rifugio Seceda, il sentiero n°1, che scende dolcemente sul parato, puntando verso Est, per poi farsi un po’ più ripido. Qui sono stati posati elementi in cemento per preservare il fondo, ma, notoriamente, l’acqua se non ha un passaggio se lo crea, quindi ai lati del sentiero si è scavata dei solchi, che in alcuni punti hanno causato lo spostamento e la rottura degli elementi di pavimentazione. Dopo il bivio per Baita Toier, il sentiero cambia denominazione (segnavia n°2) e scende ancora, passando ai piedi delle guglie delle Odle, aggira uno sperone erboso per giungere a Baita Pieralongia, ai piedi della Fermeda di Sotto. Questo posto Ettore se lo ricorda bene: quando siamo stati qui la prima volta tirava un vento allucinante, inoltre, preso dai morsi della fame, ha assaggiato lo speck per la prima volta, ed è scoppiato l’amore…

Imbocchiamo lo sterrato 4A, che, attraversando pascoli verdi, ci porta verso sud, ad intercettare la strada percorsa la mattina. Da qui, mantenendoci in quota, torniamo a Col Raiser.

Ammiriamo ancora qualche minuto il panorama, prima di riprendere la cabinovia per tornare a valle.

Dati escursione

  • Distanza: 8km 700m (partenza e arrivo a Col Raiser)
  • Dislivello: 410m
  • Tempo in movimento: 2h 45′

Puoi trovare il tracciato sul mio profilo Strava

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Fra Selva e Santa Cristina

Il Sassolungo da La Selva (il buon giorno si vede dal mattino)

Con il moroso ad arrancare lungo il percorso “medio” della Hero, io e lo gnomo siamo andati a fare una escursione.

La scelta è ricaduta sulla conca ai piedi delle Odle, raggiungibile via cabinovia da Santa Cristina. Io sono abbastanza allergica di mio all’uso dell’auto per gli spostamenti, ma, visto il casino che prevedibilmente avremmo trovato in paese (dovevamo per forza passare dall’arrivo della gara), la scelta di raggiungere la partenza della cabinovia è stata obbligata. La nostra escursione può quindi suddividersi idealmente in due parti, quella di fondovalle, adatta a bambini e pensionati, e quella in quota che, seppur facile, si sviluppa sopra i 2100m. Qui verrà brevemente descritto il percorso “ad anello” che collega Selva di Val Gardena con Santa Cristina, il percorso in quota sarà oggetto di un post a parte.

Località… e curiosità

Santa Cristina. Si trova fra i torrenti Pilon Bach e Cisles Bach, di fronte a Monte Pana. E’ punto di accesso per il Parco Puez-Odle, dove si possono fare numerosissime escursioni, e sede di un importante comprensorio sciistico proprio ai piedi delle Odle.

Selva di Val Gardena si trova a fondovalle, ai piedi dei passi Sella e Gardena, dominata dai Gruppi Sassolungo, Sella e Puez. A parte le infinite possibilità relativamente a escursioni e ferrate, è importante centro sciistico, punto di passaggio per il Sellaronda. Ma sellaronda non è solo sci… è anche Sellaronda bike day, Maratona dles Dolomites (che però parte dalla Val Badia)… insomma, anche per bici da strada e mtb ce n’è veramente per tutti i gusti.

Ferrovia della Val Gardena. L’esercito austriaco costruì, durante la prima guerra mondiale, una ferrovia a scartamento ridotto che collegava Chiusa con Plan, sopra Selva di Val Gardena. La ferrovia, rimasta in funzione fino al 1960, aveva un tracciato piuttosto tortuoso necessario per superare il notevole dislivello fra le località servite. La parte bassa del tracciato è stata utilizzata per realizzare una nuova strada di accesso alla valle, la parte alta invece è diventata un percorso ciclopedonale di collegamento fra le località dell’alta valle. L’unica locomotiva superstite è visibile ad Ortisei: è stata recentemente restaurata e, in occasione dei lavori, è stata aperta una pagina facebook per raccogliere ricordi e testimonianze di chi quella ferrovia l’aveva utilizzata.

La ferrovia a Santa Cristina. Visibile, sullo sfondo, Castello Gardena. Fonte: ferroviedismesse.com

Mappa percorso. In rosso l’andata (fino alla partenza della funivia Col Raiser), in arancio il ritorno.

Il percorso

La località La Selva, facilmente raggiungibile dal centro di Selva di Val Gardena (si seguono le indicazioni per l’ufficio postale e poi si prosegue per circa 1 km), è una specie di balconcino sull’alta val Gardena, un unico grande prato disseminato di alberghetti e garni ai piedi del Sassolungo, ad un tiro di schioppo dalle piste da sci. Anzi, la pista da sci rossa che da Sochers scende alla partenza della cabinovia Saslong (dove arriva la pista della coppa del mondo di discesa) passa proprio su questi prati.

Si segue il segnavia 22, che indica una strada che scende in mezzo ai prati servendo qualche albergo (il Granvara non passa inosservato) e case private e poi entra nel bosco, dove intercetta il sentiero 22A. Le indicazioni recitano “Santa Cristina-Castello”, e io, non conoscendo la zona, mi chiedo cosa caspita sia “Castello”. Ci vuol poco per scoprire di che si tratta: percorrendo un bel sentiero nel bosco si sbuca dietro a Castel Gardena (Fischburg), dimora di caccia (e pesca, come suggerisce il nome) risalente al ‘600 e attualmente di proprietà di una famiglia veneziana. E devo fare i complimenti ai “signori” che hanno scelto il luogo per costruirlo, perché si trova in una posizione invidiabile, con ampia vista sulla valle e i boschi appena fuori dal muro di cinta.

Castel Gardena

Castel Gardena

Proseguendo lungo il sentiero si finisce su una “cosa” ripida ripida… ovvero… il muro finale della mitica Saslong!!! Ho provato a convincere il figlio a mettersi in posizione a uovo (lui che non sa sciare) per immortalarlo sul ripidissimo prato, ma non c’è stato verso. Gli ho chiesto di farmi una foto (io che scendo con lo snowboard, e che, piuttosto di farmi una discesa del genere, scendo a piedi), ma mi ha mandato a stendere. E niente foto, quella solo col prato non rende mica l’idea…

Ci si dirige verso al stazione di valle della cabinovia, passando accanto ad una casa decorata con vecchi attrezzi agricoli si prende poi la strada che porta in paese.

Attraversando la statale si imbocca via Plan da Tieja, che sale ripida fino ad una specie di balcone naturale fra Santa Cristina e Selva. Da qui, svoltando a destra seguendo la segnaletica, si può raggiungere la stazione di valle della cabinovia Col Raiser (è punto di partenza per la conca ai piedi delle Odle e per il rifugio Firenze). Proseguendo lungo la strada (asfaltata) si può raggiungere Selva evitando la statale, passando a monte dell’abitato La Poza.

Altra possibilità è quella di rientrare dalla ciclabile, che ripercorre quello che un tempo era il tracciato del trenino. La si incontra salendo da Santa Cristina, dove la pendenza di Str. de la Tieja diminuisce.

Entrando in Selva si passa accanto all’Alpenroyal Grand Hotel. Se proprio siete curiosi potete farvi fare un preventivo per le prossime vacanze… io mi risparmio la fatica…

Info

Mappa escursionistica schematica  della Val Gardena

Mappa interattiva

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