Giacomo Talignani – repubblica.it, 25/09/2015
A Parma “Bagaj” si è inventato il ciclofabbro. Nel cassone della sua bici bianca cargo tieni gli attrezzi del mestiere, viene chiamato e via: cambia tapparelle, riparazione porte, serrande, mobili e quello che capita Lo stipendio di fine mese dipende da quanto si ha pedalato. Non c’è inverno, non c’è estate bollente perché la bici è sempre lì, da inforcare, è un orto da coltivare. Era una cosa che cento anni fa era quotidiana: il lattaio, l’arrotino, il postino, il gelataio, il fabbro, perfino il fotografo o il pompiere. Lavoravano tutti sulle due ruote. Poi sono arrivate le macchine e come ricorda un museo di Fabriano che ne colleziona le memorie i mestieri in bicicletta sono scomparsi. Fino ad oggi. Adesso, nell’Italia che ritorna alla terra, i giovani li hanno recuperati, reinventati: spettacolari bici cargo, piccoli bazar trasportabili, caschetti e telai in carbonio. Pedalare per vivere è una nuova professione
Altre foto QUI
C’è tutto un mondo dietro agli ambulanti in bicicletta… Per restare nella nostra zona basti pensare ai “giradùur” di Vescovato, paese di tradizione mercantile… Commercianti ed artigiani partivano con le loro biciclette verso le altre località della provincia. Nella piazza del paese c’è una statua dedicata a loro.
Nel frattempo, anche se in auto, è ricomparso il “mulita”. Non lo vedevo dagli anni ’90 a Grumello. Quando, l’anno scorso, ho sentito la sua voce diffondersi per le strade di Paderno (ma l’ho incontrato anche a Casanova) mi sono quasi commosso.
quella di vescovato non la sapevo….
quando nei miei vagabondaggi in bici ho scoperto la località 13 ponti ho capito il motivo del nome del lavasecco ambulante (rivale in affari del “lavasecco Europa, un aiuto prezioso per la donna che lavora”)